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Bond corporate, il credito ha corso troppo?
20 agosto 2025#WeeklyWatch

Bond corporate, il credito ha corso troppo?

Le obbligazioni societarie restano uno degli asset più performanti del 2025, con il premio offerto rispetto ai titoli di Stato sui minimi da molti anni. Nonostante fondamentali solidi, diversi osservatori mettono in guardia su possibili eccessi di ottimismo, di fronte a dazi e timori di rallentamento economico.

Gli occhi della stampa finanziaria sono puntati sulla striscia di record storici messi a segno dagli indici azionari in quasi tutto il mondo, ma a fianco del rally dell’equity, da ormai diverso tempo a segnare nuovi massimi di lungo periodo sono anche le obbligazioni societarie. Un successo che ha portato gli spread, ovvero il premio pagato da questi bond rispetto ai titoli di Stato di pari durata,  a restringersi fino a soli 75 punti base negli Stati Uniti (record dal 1998) e a 76 punti base in Eurozona (record dal 2018, al tempo dei tassi negativi). Una performance raggiunta in un panorama offuscato da una spessa coltre di incertezza sulle prospettive economiche sia negli Usa sia in Europa, circostanze che hanno portato alcuni osservatori a parlare di “eccesso di ottimismo”, se non di “bolla”.

Il rally

Durante la prima parte dell’anno gli spread creditizi, sia per quel che concerne il segmento investment grade, ovvero di più elevata qualità, sia quello high yield, ovvero società con fondamentali meno solidi, hanno continuato a restringersi ed ora si trovano vicino ai minimi storici”, rimarca Cesare Bonalume, portfolio manager di Banca Generali.

Una marcia trionfale, quella dei corporate bondche si è interrotta solo brevemente con l’annuncio dei dazi da parte del presidente Trump ad aprile, nel corso del Liberation Day.

Ad inizio aprile gli spread nel mondo corporate avevano registrato forti allargamenti (nell’ordine dei 30/40 punti base per quel che concerne l’investment grade e dei 120/150 punti base per l’high yield su entrambe le sponde dell’Atlantico). Gli allargamenti sono stati riassorbiti nel giro di un paio di mesi, in linea con il rally dell’azionario, e durante l’estate hanno raggiunto nuovi minimi grazie all’ottimismo che predomina questa fase di mercato generato dal calo delle tensioni commerciali”, continua il gestore.

Un trend che non si è però alimentato solo di ottimismo, ma anche di buoni numeri.

Le trimestrali delle aziende in generale sono state buone sia negli Stati Uniti che in Europa e i fondamentali creditizi delle società si sono mantenuti forti con una leva finanziaria che si è andata ridurre ulteriormente negli ultimi mesi e la liquidità nei bilanci delle aziende sopra le medie storiche”, spiega Bonalume.

I fondamentali creditizi: leva finanziaria e liquidità

I dubbi

Molti osservatori fanno però notare come tali livelli di spread siano fuori luogo in uno scenario macroeconomico con forti incertezze, nel quale i dazi Usa sono destinati ad attestarsi al livello più elevato dagli anni ’30 e con un mercato del lavoro in fase di ormai evidente indebolimento, soprattutto negli Stati Uniti.

Nonostante una buona stagione delle trimestrali e il supporto dei fondamentali ci stiamo ponendo qualche dubbio sulla capacità di tenuta degli attuali livelli di spread, in particolare negli Stati Uniti, dove l’ottimismo sul credito si scontra con le previsioni di ribasso dei tassi da parte della FED (attualmente il mercato sconta 5 tagli da 25 punti base nei prossimi 18 mesi) che segnalano un’economia attesa in rallentamento. Anche in Europa si teme che l’effetto dei dazi, seppure inferiori a quanto minacciato ad aprile, possa avere un impatto sulla crescita economica”, avverte il gestore.

L'asset allocation

Uno scenario che consiglia quindi una certa prudenza di fronte nella scelta dell’asset allocation.

Per queste ragioni sui nostri portafogli abbiamo parzialmente ridotto il rischio aumentando la qualità creditizia delle obbligazioni. Ci concentriamo sulle società con un profilo più solido e un business sicuro e in crescita”. Con valutazioni elevate ed incertezze all’orizzonte, “è fondamentale più che mai la selezione degli emittenti migliori e quindi la generazione di rendimenti che solo una gestione attiva e professionale può dare. La dispersione di performance nel mondo del credito è aumentata di molto durante il 2025 e per questa ragione è sempre più importante la ‘bond selection’ nel processo d’investimento dei portafogli”, prosegue Bonalume.

A fronte della preferenza per i titoli di società con fondamentali più forti e considerati i livelli che gli spread hanno raggiunto “vediamo i titoli high yield come un’opzione tattica, interessante per chi vuole incrementare il rendimento a fronte di una gestione attenta della selezione degli emittenti e dei rischi”, aggiunge l’esperto.

Inoltre, conclude Bonalume, “in questa fase privilegiamo i corporate Europei rispetto a quelli Statunitensi visto il minor ‘rischio tasso’ a fronte di un rischio inflattivo più basso rispetto a quello degli USA, considerato il dollaro in indebolimento, il rallentamento economico provocato dai dazi e i costi energetici sotto controllo”.

Cesare Bonalume, portfolio manager di Banca Generali. Cesare Bonalume, portfolio manager di Banca Generali.
I fondamentali creditizi delle società si sono mantenuti forti con una leva finanziaria che si è andata ridurre ulteriormente negli ultimi mesi e la liquidità nei bilanci delle aziende sopra le medie storiche. Nonostante questo ci stiamo ponendo qualche dubbio sulla capacità di tenuta degli attuali livelli di spread, in particolare negli Stati Uniti, dove l’ottimismo sul credito si scontra con le previsioni di ribasso dei tassi da parte della FED che segnalano un’economia attesa in rallentamento.

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