Vai al contenuto principale
  • Website in English, switch to italian
Vai al contenuto principale
Azionario Usa driver degli investimenti per i prossimi mesi
23 settembre 2025#WeeklyWatch

Azionario Usa driver degli investimenti per i prossimi mesi

L’equity rimane l’opportunità principe per gli investitori ma è necessario iniziare a preparare portafogli anti-volatilità. Le parole chiave: multi-asset, diversificazione e gestione attiva. Focus anche su Europa e Giappone
 

La buona notizia è che i fondamentali torneranno a guidare i mercati finanziari dopo che l’interesse è stato guidato ultimamente principalmente dalla politica. Ma, nella seconda parte dell’anno, il tema dell’inflazione sarà ancora uno dei driver principali. In questo quadro, dove emerge la consapevolezza che l’attuale ciclo economico positivo non può durare per sempre, l’azionario rimane l’opportunità principe per gli investitori ma è necessario iniziare a preparare portafogli anti-volatilità.
 

Il quadro emerge da un confronto con le maggiori Sgr italiane e internazionali riunite in un evento esclusivo da Banca Generali. Se l’equity rimane la scelta migliore, la domanda è dove e come investire? In base al sondaggio e alla view della terza private bank italiana d’Europa le aree geografiche su cui puntare rimangono gli Usa (nonostante tutto), l’Europa e il Giappone.
 

Nella sala si è respirato un clima di moderato ottimismo. Questo perché il ciclo economico si trova a metà del sesto anno dell’arco post covid e non c’è spazio – secondo i più - per un’accelerazione dell’inflazione. Bisogna però essere consci del fatto che, tale ciclo, non può durare per sempre, motivo per cui è necessario farsi trovare preparati con portafogli ben diversificati. Una gestione attiva e una profonda diversificazione rimangono le armi migliori per combattere l’incertezza. Un’incertezza che sembra si stia affievolendo: la guerra commerciale pare aver trovato il suo approdo (al netto di qualche scossa di assestamento che proseguirà), la politica monetaria in Ue è neutrale, quella fiscale in Usa espansiva. Il mercato sa che le crisi avvengono quando arriva qualcosa di inatteso. La storia però ci ha dimostrato che è peggio lo shock inflazionistico della recessione. E le obbligazioni sono oggi amiche degli investitori e anche qualora aumentasse il rischio, i bond sarebbero in grado di attutire il colpo, proteggendo dalla volatilità.
 

Gli Stati Uniti sono stati il convitato di pietra dell’intero evento: questo perché non si può trascurare l’indebolimento del dollaro e la volontà dell’amministrazione Trump di travalicare l’indipendenza della Fed. Uno scenario col quale gli investitori su trovano a fare i conti, anche in vista delle due nomine importanti ai vertici dell’istituzione.
 

La buona notizia è che il mercato è poco in allerta sui rischi di coda di inflazione interna Usa che, secondo gli esperti, non rappresenta un nodo vero per le aziende a stelle e strisce in quanto è pricing power. In questo quadro, tuttavia, qualcuno pone l’attenzione sui bond e sul cambio, tanto che alcuni detengono pochissima duration americana. In generale sarà importante capire come verrà motivato il taglio dei tassi che ormai è dato per scontato. Viviamo in un mondo del debito ma è cambiata anche la mentalità legata al debito stesso che non è più demonizzato come in passato ma bisogna guardare a come è gestito.
 

Di fronte a un rischio di rottura istituzionale come si reagisce? I multiasset sono una risposta sensata purché siano adattivi e si possano comportare tenendo conto dei rischi. Le correlazioni però vanno esaminate: cumulare asset americani con il rischio di cambio di oggi è un problema.
 

Riassumendo i messaggi convergenti che arrivano dal palco sono tre: non scommettere contro gli Usa, non scommettere contro l’AI e non scommettere contro il consumatore americano. Questo anche perché se si mescola la politica con le decisioni di investimento si commette un grande errore. L’ultima recessione economica vera e propria – si ricorda – risale al 2008, ovvero a 18 anni fa, ma questo ciclo economico non può durare per sempre. Perciò bisogna evitare di ripetere gli errori del 2020, il rischio correzione ci potrebbe essere: e bisogna farsi trovare preparati con un portafoglio azionario adeguato.
 

Proprio a causa dell’inflazione uscire dall’azionario in questo momento sarebbe pericoloso. Oltre all’America c’è l’Ue che sta vivendo un periodo di trasformazione e opportunità. Venendo ai settori il focus è principalmente su AI, infrastrutture e salute. Per quanto riguarda le LARGE CAP altri mettono sotto la lente di ingrandimento il settore bancario, le utilities e il lusso.
Da ultimo c’è chi sottolinea che l’oro è l’asset reale che può proteggere dai rischi di inflazione: non è ancora in sovrappeso su portafogli globali e quindi c’è ancora spazio.

 

Gli esperti, infine, sottolineano di non prendere rischi sul mondo del credito, fatta eccezione per i credit bond: dove gli spread sono già al di sotto dei minimi registrati prima dell’allargamento dovuto ai dazi e ora scambiati vicino ai livelli storicamente più ristretti.

 

Condividi