In Italia in pochi la conoscevano, almeno fino alla scorsa settimana. Ma Silicon Valley Bank, istituto di credito commerciale con sede a Santa Clara, in California, in pochi giorni ha riempito le cronache finanziarie in tutto il mondo, da New York a Roma, passando per Londra, Parigi, Tokyo e Pechino. Tutto è legato al vero e proprio crack che la banca d'oltreoceano ha subito nei giorni scorsi, dopo che i depositanti hanno fatto a gara a ritirare i loro soldi provocandone una crisi di liquidità.
Le borse hanno reagito di conseguenza, con un crollo dei principali listini mondiali, dagli Stati Uniti all'Europa, facendo persino aleggiare lo spettro di un effetto-contagio su altre banche e di una nuova crisi finanziaria come quella del 2007-2008. Prima di dare credito a troppo facili allarmismi, però, è bene ripercorrere a grandi linee cosa è successo a SVB, che è una realtà sui generis, ben diversa dalle banche con cui i risparmiatori italiani hanno a che fare ogni giorno. Detto a grandi linee, Silicon Valley Bank è innanzitutto un istituto molto focalizzato sul settore tecnologico, e in particolare sul venture capital, cioè i fondi che sostengono le aziende innovative con alto potenziale di crescita.
In secondo luogo, SVB ha attuato una gestione dissennata del rischio, investendo le risorse raccolte nel breve termine (in primis con i depositi) in attività finanziarie di lunga scadenza, tra cui i bond e i Mortgage-Backed Securities (Mbs), titoli garantiti da mutui. Queste tipologie di strumenti finanziari a reddito fisso, come sa bene chi conosce i meccanismi della finanza, si svalutano notevolmente quando i tassi d'interesse aumentano, come avvenuto negli ultimi mesi. Dunque, di fronte a una corsa allo sportello dei clienti che ritirano velocemente i depositi, una banca con i bilanci come SVB è finita inevitabilmente in una crisi di liquidità essendo costretta rimborsare i correntisti vendendo titoli e asset di lunga scadenza fortemente svalutati, subendo perdite astronomiche.
“La SVB è una banca piuttosto particolare nel suo genere per diversi fattori che la rendono differente”, dice Generoso Perrotta, Head of Financial Advisory di Banca Generali, che aggiunge: “Il suo modello di business focalizzato su venture capital non è tipico. Pur rappresentando l’elemento che ha consentito alla società di crescere esponenzialmente negli ultimi quattro anni, favorendo un aumento dei depositi di circa il 180% dal 2019 (un tasso ben superiore rispetto a quello registrato dalla media delle banche Usa), esso ha portato a una forte concentrazione delle passività a breve, riferibili soprattutto a grandi società e non a investitori retail. I depositi delle principali banche statunitensi si riferiscono invece per una quota importante a clientela retail, con conseguente maggiore diversificazione dei propri passivi di bilancio”.