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Borse: i listini azionari del 2022
Borse: i listini azionari del 2022
23 dicembre 2022#WeeklyWatch

Borse: i listini azionari del 2022

Quali sono stati i vincitori e i vinti in questo “annus horribilis” della finanza?

Il ritorno della guerra in Europa dopo oltre 75 anni e l’arrivo di una iperinflazione, con l’aumento dei prezzi che si è attestato a novembre al 7,1% negli Stati Uniti e al 10,1% nell’Unione Europea: ecco due fattori per i quali verrà ricordato il 2022, un anno nel quale c’è stato anche un deciso cambio di rotta delle banche centrali. Quest’ultime, proprio per fermare la fiammata dei prezzi, hanno rialzato i tassi d’interesse spingendo i mercati azionari e obbligazionari nel baratro, nonostante le stime di crescita del Pil mondiale,pur rimanendo più basse rispetto a quelle di inizio anno, indichino un marcato rallentamento e non una recessione dell’economia globale

Ma quali sono stati i vincitori e i vinti in questo “annus horribilis” della finanza? “A oggi tutti i principali indici mondiali sono ampiamente in territorio negativo e nemmeno un rafforzamento di circa il 7% del dollaro statunitense è riuscito a contenere il ribasso entro la doppia cifra negativa”, dice Luca Longhiresponsabile Gestioni Total Return di Banca Generali, che aggiunge: “Analizzando i vari listini troviamo molte correlazioni e analogie, non solo in termini di performance ma anche tra i settori che sono stati avvantaggiati o sono stati maggiormente penalizzati in questo particolare quadro geopolitico e macroeconomico”.

I settori che hanno performato meglio e peggio

I veri, e pochi, vincitori in questo contesto, ricorda Longhi, sono le società energetiche (il comparto Oil&Gas in Europa segna infatti un +23%). Le aziende di questo settore hanno visto esplodere i propri profitti grazie al rialzo vertiginoso del costo del gas e del petrolio a seguito delle sanzioni alla Russia e grazie a un continuo aumento della domanda dovuta alla ripartenza post-pandemica dell’attività commerciale globale. Altro settore che è stato favorito dal conflitto tra Ucraina e Russia è quello della Difesa, rappresentato da molte società europee quali Dassault Aviation, Thales e Rheinmetal.

Di contro”, aggiunge il responsabile Gestioni Total Return di Banca Generali, “sono tanti i settori che sono stati penalizzati quest’anno”. Longhi cita in particolare il settore tecnologico che da ormai 2 anni sta sottoperformando costantemente l’indice globale. In Europa, tra i settori più sottoperformanti, troviamo anche il Real Estate (-40%) con società come Vonovia, la più grande azienda immobiliare tedesca che ha problemi a rifinanziare i propri debiti a causa dell’aumento dei tassi. Senza dimenticare il settore retail (-34%) dove continua a ridursi l’appeal per gli investitori a causa di numeri sempre più in contrazione.

Il mercato italiano

Spostandosi sul mercato italiano, vediamo che l’indice FtseMib ha quasi sempre avuto una performance inferiore al mercato europeo, fatta eccezione per l’ultimo trimestre dove ha recuperato grazie all’ importante contributo di Enel ed Intesa Sanpaolo. In Italia, come nel resto del mondo, le poche società in positivo da inizio anno sono riconducibili al settore Energy con Eni (+13%). e alla Difesa con Leonardo (+25%).

Nonostante le pessime performance fino a qua generate”, sottolinea Longhi, “i profitti del terzo trimestre sono stati migliori del previsto sia negli Stati Uniti che in Europa, con una crescita degli utili per azione del 22% su base annua in Europa”.  Il responsabile Gestioni Total Return di Banca Generali evidenzia anche che, per il 2023, “lo scenario economico previsto dai principali organismi internazionali non vede come ipotesi più probabile una recessione a livello globale, bensì un significativo rallentamento della crescita per l'economia.  Quest’ultimo sarà molto diversificato tra le geografie e alcuni paesi potrebbero anche sperimentare una recessione, mentre in altri l’adeguata ed oculata combinazione di politica monetaria e fiscale potrebbe favorire una migliore tenuta”.

Il mercato americano

La più importante piazza finanziaria del mondo, cioè il mercato azionario americano, si appresta invece a chiudere il 2022 con perdite nell’ordine del 20% circa in valuta locale. Per gli investitori europei, il calo parzialmente calmierato dal rialzo del dollaro che è guadagnato da inizio anno oltre il 6%.  Molto più marcata la flessione del Nasdaq, il mercato dei titoli tecnologici, che ha registrato un calo di oltre il 30%.

Il 2022, insomma, è stato indubbiamente un anno nero per il settore hi-tech in borsa. Più nel dettaglio titoli come Intel e Amazon hanno subito perdite di oltre il 40% da gennaio 2022. Tesla, che in passato, era stata in grado di sostenere i listini grazie alla sua capitalizzazione, da inizio anno ha perso invece circa 50 punti percentuali.

Anche negli Stati Uniti come in Europa, miglior settore dell’anno è stato quello energetico grazie al prezzo del petrolio rimasto per tutto il 2022 e livelli sensibilmente superiori rispetto all’anno precedente. Il brent ha trattato in media a 100 dollari nell’ultimo anno rispetto ai 70 dollari dell’anno precedente. Gli utili societari dell’indice S&P 500 registreranno quest’anno una crescita vicina al 5,1% mentre le vendite sono previste al +10,4%.

Anche negli Stati Uniti, come in Europa, c’è stata una stretta sui tassi d’interesse, ma più decisa che nel Vecchio Continente. La Federal Reserve è intervenuta con sette rialzi di cui l’ultimo di 50 punti base,domostrandosi ancora determinata nella lotta all’inflazione” e facendo presagire ulteriori rialzi nel 2023. “Tali rialzi hanno contribuito ad un rallentamento dell’inflazione con l’indice dei prezzi al consumo (CPI) calato dai massimi del 9% a giugno al 7,1% di novembre”, dice Corrado Cominotto, responsabile delle Gestioni Patrimoniali attive di Banca Generali, che aggiunge una previsione per il 2023: “Per l’anno prossimo è realistico pensare che il mercato azionario statunitense possa beneficiare della contrazione dei multipli avvenuta dall’ inizio del 2022, visto che oggi il rapporto prezzo / utili è pari a 17.40x,  rispetto ai 21x di inizio anno. Riguardo i settori; conclude Cominotto, “nel 2023 sia i titoli growth che i value potrebbero avere dei catalyst. I primi grazie al pivot della Federal Reserve previsto verso l’estate; i secondi grazie alle valutazioni ancora a sconto rispetto alla media del mercato”.

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