I fondamentali raccontano però ancora di un contesto solido, a cominciare dalle valutazioni e dagli utili delle società.
“A livello di valutazioni, fatta eccezione per l’S&P, né il Nasdaq né l’Europa risultano sui massimi storici. Il rapporto prezzo/utili (P/E) per l’anno prossimo dell’S&P 500 si attesta intorno a 21 volte, mentre quello dell’equity europeo resta leggermente sotto i picchi di marzo 2025, con un P/E di circa 14, a testimonianza di valutazioni ancora più attraenti per l’Europa rispetto agli Stati Uniti”, spiega Andrea Mongardini, portfolio manager di Banca Generali.
In particolare, il potenziale rendimento del mercato azionario è dato dalla somma della crescita degli utili, dei dividendi e del buy-back. Analizzando nel dettaglio queste variabili, prosegue Mongardini, “la crescita degli utili negli USA per il 2025 è stimata poco sotto il 10%, con un’accelerazione al 14% attesa per il 2026. Più in generale, a livello globale, si prevede un +7% quest’anno e un +12% nel 2026. In merito al rendimento da dividendi, questo si attesta attorno all’1,2% negli Stati Uniti contro il 3,1% in Europa. Il buy-back rimane una leva strutturale predominante negli Stati Uniti (intorno al 2%). Tutti livelli ancora solidi di rendimento atteso”.
Anche dal punto di vista macroeconomico, la situazione sembra essere costruttiva: il PIL statunitense è atteso in crescita tra l’1,5% e il 2% sia per il 2025 che per il 2026, con un’inflazione contenuta intorno al 3%, sopra il target della Fed, ma su livelli giudicati non preoccupanti. In Europa la crescita del PIL si dovrebbe attestare attorno all’1% per quest’anno, con un’inflazione vicina al target del 2%.
Inoltre, “come ulteriore sostegno anche alla fiducia degli investitori, contribuiscono contestualmente sia le politiche fiscali espansive, in particolare annunciate dalla Germania, sia la stabilizzazione delle principali fonti di incertezza geopolitica conflitto Russia-Ucraina, tensioni in Medio Oriente e commerciale, a seguito degli accordi siglati negli ultimi giorni tra gli Stati Uniti e rispettivamente Giappone ed Unione Europea”, aggiunge Mongardini.