Un rally da record, ma non per tutti. Si potrebbe riassumere così l’andamento dei mercati azionari, negli Stati Uniti ma non solo, negli ultimi 18 mesi. A livello globale, sono circa venti i listini che si trovano sui massimi storici o li hanno segnati negli ultimi due-tre mesi. Tuttavia, la corsa dei mercati azionari non è stata né omogenea né ha avuto una “partecipazione” molto ampia tra i singoli titoli.
“Nell’ultimo anno e mezzo tra le principali evidenze che abbiamo visto sui mercati c’è stata la concentrazione del sentiment positivo della componente azionaria intorno a un numero ristretto di asset, con le azioni dei Magnifici 7 americani che ne rappresentano l’esempio principe. Le valutazioni sempre più ricche di questi titoli sono un segnale di avvertimento per gli investitori, un avvertimento che però è stato per la maggior parte ignorato, almeno finora”, spiega Alessio Enrico Gerbella, Responsabile Gestioni Patrimoniali Family Office di Banca Generali.
Con i listini trascinati sui record da un piccolo numero di titoli superstar, arrivati a livelli di valutazione senza molti precedenti, molti osservatori si chiedono se non sia il momento per una rotazione di stile di investimenti, o quantomeno di guardare a quei comparti che sono stati meno protagonisti del rally. Una domanda ancora più rilevante dato il momento di incertezza macro, che vede un’inflazione ancora ostinatamente sopra il target della banca centrale negli Usa e una crescita economica in rallentamento negli Usa e debole, se non stagnante, in molti Paesi europei.
“Vi sono una serie di asset cosiddetti ritardatari o laggards, che non hanno di fatto partecipato alla fase di positività dei mercati, in cui gli investitori si sono concentrati sul rally apparentemente senza fine degli asset finora più performanti. Questi ritardatari potrebbero però guidare la prossima fase di rialzo dell’azionario”, continua Gerbella.
Tuttavia, l’essere rimasti indietro non è garanzia di poter recuperare terreno nelle prossime settimane e mesi.
“Per innescare un più ampio interesse degli investitori nei titoli laggards, i ritardatari, non basta il fatto che questi siano già molto a sconto, ma serve un periodo di ‘consolidamento’ degli asset che hanno finora spinto il grosso del rally e della propensione al rischio, come successo in aprile. In quel mese la negatività dei principali listini ha nascosto un’ampia dispersione dei rendimenti proprio a favore degli asset ritardatari”, sottolinea Gerbella.
Un esempio su tutti durante il mese di aprile è stato quello che si osserva guardando a due delle ‘posizioni’ più affollate del momento. Da un lato il NASDAQ, tra gli indici preferiti dagli investitori, in aprile è sceso di quasi 3,5 punti percentuali, mentre l’azionario della Cina, oggetto di ingenti posizioni ribassiste, che puntano sul calo dei titoli, è invece salito di circa 9 punti percentuali.