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I mercati credono nell’auto green
I mercati credono nell’auto green
27 luglio 2023#WeeklyWatch

I mercati credono nell’auto green

L'indice borsistico dei veicoli elettrici sta sovraperformando rispetto a quello generale. In luce Tesla, ma anche Panasonic, Samsung e Nidec. Sullo sfondo c’è però l’incognita politica

L'indice borsistico dei veicoli elettrici sta sovraperformando rispetto all'analogo di carattere generale. Significa che i mercati ci credono, che la rivoluzione sta arrivando.

Secondo i dati Bloomberg la performance di un insieme di società che derivano da vendite significative dai veicoli elettrici, dalle tecnologie di stoccaggio dell'energia, dall'estrazione di litio, cobalto e rame e dalle celle a combustibile a idrogeno, ha registrato da inizio anno una crescita del 12,55% contro il 12,46% del mercato azionario globale. Tra i titoli spicca Tesla, che ha avuto un andamento rialzista nello stesso periodo di oltre il 66%. Le azioni del colosso giapponese Panasonic, che ha pesantemente investito nelle batterie per le auto, sono cresciute del 42% da inizio anno.

Il titolo della coreana Samsung dell’8%. Le azioni della giapponese Nidec, produttrice di componentistica elettrica, sono cresciute del 12,46%, per citare quattro tra i primi dieci titoli con maggiore capitalizzazione di mercato. Stessa dinamica che sta interessando il litio, la cui domanda è quasi interamente guidata dai veicoli elettrici. Per questo negli ultimi 5 anni il prezzo di questo metallo è aumentato significativamente passando da 287,17 a 743,66 dollari alla tonnellata, registrando peraltro un massimo intorno a 1,200 dollari a inizio 2023.

Auto elettrica: il differenziale di prezzo con l'auto tradizionale

La domanda che però tutti si pongono è quando si verificherà la parità di costo tra una vettura elettrica e una tradizionale.  Perché con le attuali piattaforme di assemblaggio il differenziale di prezzo a favore delle venture endotermiche resiste nonostante si stia assottigliando sempre di più.

Alessandro Michahelles, responsabile del team Value Approach nella divisione Asset Management di Banca Generali, spiega che “i costruttori di auto godono di margini lordi inferiori fino a 700 punti base sui veicoli elettrici rispetto alle auto a combustione interna. I costi della batteria sono il fattore principale di questa diluizione dei margini: la trasmissione elettrica comporta quasi 11mila euro di costi addizionali. I consumatori sono per lo più riluttanti a pagare l'intero premio per questo cambiamento. Nel medio termine resiste un sovrapprezzo dei veicoli elettrici attualmente attorno al 20%”. Questo impedisce che le auto elettriche conquistino il mercato di massa spingendo a cascata anche gli investimenti sulle infrastrutture di ricarica. 

Auto elettrica: le sfide nella diffusione su mercati globali

E’ però scontato che ciò avverrà. A livello globale, secondo le considerazioni dell'analista Sanford Bernstein tratte dal suo saggio sulla rivoluzione elettrica, ci si attende che i veicoli elettrici raggiungano il 40% del mercato nel 2025 e l’80% dieci anni dopo. Rimangono tre vincoli: la disponibilità di materie prime per le batterie come il litio e il cobalto, la sicurezza della catena di approvvigionamento ora fortemente sbilanciata sulla Cina con tutti i risvolti geopolitici che ciò comporta, e appunto la convenienza. L'industria automobilistica si sta innovando ponendo maggiore enfasi sul riciclo delle batterie.

Ma ancora non basta. Gli incentivi governativi stanno provando a colmare questo gap però così aggravano il costo per le casse pubbliche. Il calo dei prezzi delle batterie potrebbe anche indurre i governi a ridurre gli attuali generosi sussidi.  È la strada della Gran Bretagna: il governo inglese ha di recente annunciato di voler tassare le elettriche a partire dal 2025 per contrastare la recessione e livellare così i costi per tutti gli automobilisti. La strategia è simile a quella già ipotizzata da altri Paesi, che a fronte della spinta ecologica alla diffusione delle auto a batteria temono di veder crollare il gettito assicurato dalle tasse sui carburanti fossili e sul possesso dei veicoli.

E scatena furiose polemiche anche a Bruxelles dove non sono in pochi, in testa l’Italia, a chiedere di derogare al totale switch off dell’auto endotermica, votato dal Parlamento Ue, entro il 2035 sostituendolo con un atterraggio più morbido, basato sul principio della neutralità tecnologica che non attribuisce solo all’elettrico la spinta alla riduzione delle emissioni di Co2. Mentre una delegazione di repubblicani del Wyoming, negli Stati Uniti, ha persino proposto il bando delle auto elettriche dallo stesso anno. Proposta ritirata dietro le pressioni dell’amministrazione Biden che, invece, punta su una mobilità più sostenibile.

Alessandro Michaehelles, responsabile del team Value Approach nella divisione Asset Management di Banca Generali Alessandro Michaehelles, responsabile del team Value Approach nella divisione Asset Management di Banca Generali
I costruttori di auto godono di margini lordi inferiori fino a 700 punti base sui veicoli elettrici rispetto alle auto a combustione interna. I costi della batteria sono il fattore principale di questa diluizione dei margini.

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