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Obiettivo previdenza
Obiettivo previdenza
16 novembre 2023#WeeklyWatch

Obiettivo previdenza

Nell’attuale scenario cresce l’esigenza di allocare sin da subito parte del reddito per trasferirlo sul futuro, diversificando il rischio e minimizzando l’impatto di ingresso di questa scelta sui mercati azionari e obbligazionari.

Una buona soluzione sono i Pac

Pianificare ora, per domani. Da subito, senza aspettare. “Comprare rendimenti, non prezzi pensando ad investimenti speculativi”, spiega Stefano Negri, gestioni quantitative responsabile Unit Linked di Banca Generali, chiarendo qual è la posta in gioco. I giovani di oggi andranno in pensione a quasi 74 anni se non si interviene, registrano le ultime analisi di Eures. Le proiezioni sul valore della propria pensione per i lavoratori dipendenti che oggi hanno meno di 35 anni fanno rabbrividire: se la permanenza si protraesse fino al 2057, determinando così un ritiro quasi a 74 anni (73,6), l’importo dell’assegno pensionistico ammonterebbe solo a 1.577 euro lordi mensili (cioè 1.099 al netto dell’Irpef), un valore poco al di sopra della sussistenza nelle grandi città italiane dove affittare un bilocale costa di più. Il simulatore dell’Inps fa valutazioni persino peggiori: un 25enne in attività da 12 mesi potrà andare in pensione anticipata solo a settant'anni e a riposo per vecchiaia sei mesi dopo. Ancor peggio se gli anni di contributi sono meno di 20 ma più di cinque: in questo caso l'attesa per la pensione di vecchiaia si prolungherà fino a 74 anni e 10 mesi.

Alberto Brambilla, presidente di "Itinerari Previdenziali", uno dei massimi esperti di previdenza del Paese, fotografa una situazione allarmante già da adesso: “L’Italia ha 36,5 milioni di persone in età da lavoro, ma gli occupati sono 23 milioni e 656 mila, è il dato più alto dal 1977. Un record – dice Brambilla – peccato che nel confronto con i Paesi europei restiamo all’ultimo posto. A fine 2022 i pensionati erano 16 milioni 90mila, in aumento di circa 90 mila unità rispetto al 2018, l’anno con meno pensionati di sempre grazie alle riforme, ma che sono aumentati per i provvedimenti tipo quota 100 e Ape sociale.

Il rapporto fondamentale per la tenuta dei conti previdenziali, attivi/pensionati è di 1,46: in vista della più grande fase di invecchiamento della popolazione che ci aspetta da qui ai prossimi anni lo dovremmo portare almeno a 1,5-1,6. Dovremmo recuperare, da subito, nel mercato del lavoro circa 3-4 milioni di persone. D'altronde il tasso di partecipazione al mercato del lavoro in Italia è di poco superiore al 61%, ma la media europea è circa al 70%. Danimarca, Germania, Olanda sono ancora più su: tra il 77 e il 78%, tutto ciò è insostenibile. Già ora, immaginiamo in futuro con i pochi figli che facciamo, dunque meno lavoratori, meno consumatori, meno Pil e sviluppo”.

Per questo occorre accantonare, mettere da parte un gruzzoletto per sostenersi quando si andrà in pensione, anche in considerazione del fatto che le spese per il fine vita aumentano e il welfare pubblico è incapace di sostenerle. “Bisogna allocare da subito, e man a mano, una parte del proprio reddito. Non appena si comincia a lavorare. In questo modo stiamo solo trasferendo il nostro reddito sul futuro. Diversificando il rischio, minimizzando l’impatto di ingresso di questa scelta sui mercati azionari e obbligazionari. Non conta se si decide di farlo tramite un investimento in un fondo pensione o attraverso un normale piano di accumulo. Quel che conta è farlo”, spiega Negri. A quel punto non conterà troppo la tempistica di ingresso, perché sarà l’orizzonte di lungo termine a premiare questo tipo di allocazione del risparmio. “L'attuale scenario geopolitico d'altronde trasmette un forte senso di incertezza. Occorre dunque differenziare l’investimento, frazionando il rischio tematico e geografico, privilegiando fondi che scommettono su tendenze consolidate come la transizione ecologica e le tecnologie green – chiarisce Negri –. Bilanciando l’esposizione tra azioni e obbligazioni, privilegiando le prime, più rischiose, all’inizio di un piano accumulo e poi mano riducendole col passare del tempo”.

Per questo anche i Piani di accumulo (PAC) sono ottime forme di risparmio che consentono di far fruttare le risorse economiche anche in assenza di grandi capitali iniziali. Le rate versate si accumulano tra di loro gradualmente nel tempo, accrescendo con regolarità e continuità l’ammontare del risparmio. È sufficiente una piccola somma periodica per sottoscrivere fondi comuni di investimento che opereranno scelte sui mercati finanziari, assicurando una rendita finale. La durata di un piano di accumulo è flessibile. I migliori rendimenti si ottengono solitamente su periodi medio-lunghi. Anche la cadenza delle rate non è vincolante: di base, la frequenza mensile, ma è possibile personalizzarla versando anche una sola quota annuale, magari in corrispondenza della tredicesima.   A conclusione della durata del Pac si ottiene il capitale accumulato addizionato dell’apprezzamento in conto capitale, da riscuotersi tramite cedole o interessi.

Stefano Negri, responsabile delle Gestioni Quantitative e delle Unit Linked di Banca Generali Stefano Negri, responsabile delle Gestioni Quantitative e delle Unit Linked di Banca Generali
Bisogna allocare da subito una parte del proprio reddito. Non appena si comincia a lavorare. In questo modo stiamo solo trasferendo il nostro reddito sul futuro. Non conta se si decide di farlo tramite un investimento in un fondo pensione o attraverso un normale piano di accumulo. Quel che conta è farlo.

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