La prima categoria di titoli di Stato a cui va il pensiero degli investitori italiani non può che essere il BTP. I bond governativi del Mef godono anche della tassazione agevolata al 12,5% (rispetto al 26% delle altre rendite finanziarie), una circostanza che li rende sempre appetibili agli investitori del nostro Paese. A spingere l’appeal del BTP ci sono anche le performance recenti, con i rendimenti scesi di circa una ventina di punti base nel corso dell’ultimo mese e lo spread nei confronti del Bund tedesco che si è contratto anch’esso di circa 20 punti base in aprile.
Una performance positiva le cui cause sono da ricercarsi “nella promozione da parte di S&P Global Ratings, che ha migliorato il rating di credito dell’Italia, portandolo a ‘BBB+’ con outlook stabile nel corso. Una decisione che ha allontanato ancora di più lo spettro di un possibile declassamento del rating dei BTP a ‘spazzatura’, una minaccia che per anni ha pesato sui titoli di Stato italiani”, commenta Paolo Baldessari, Responsabile Fixed Income & Alternative per l’area dell’Asset Management di Banca Generali.
“Il miglioramento del rating va ad aggiungersi a un trend positivo alimentato dai flussi di acquisti degli investitori stranieri che ormai da inizio 2024 sono tornati a comprare debito italiano in modo consistente, sostenendo le quotazioni del BTP”, spiega Baldessari.
Tuttavia, i titoli italiani “mantengono uno spread di credito, anche se ridotto, che li rende più vulnerabili di altri bond sovrani in tempi di volatilità, come si è visto all’indomani dell’imposizione dei dazi, con il differenziale rispetto ai Bund che si è allargato. Il BTP, se solo e non parte di un portafoglio diversificato, non è uno scudo sufficiente per proteggere dalle turbolenze dei mercati”, avverte il gestore di Banca Generali.