Vai al contenuto principale
  • Website in English, switch to italian
Vai al contenuto principale
Azionario USA ed Europeo, prosegue la sfida
27 agosto 2025#WeeklyWatch

Azionario USA ed Europeo, prosegue la sfida

I listini dell’equity sono sui massimi su entrambe le sponde dell’Atlantico, ma le valutazioni e le prospettive macroeconomiche e di politica monetaria divergono e possono creare incertezze nell’asset allocation. Senza dimenticare il potenziale impatto del cambio

Europa vs Stati Uniti. È questo uno dei liet motiv dei mercati azionari da inizio 2025. Dopo anni di dominio dei listini a stelle e strisce, che hanno portato per molto tempo osservato e analisti a parlare di “eccezionalismo americano”, i primi mesi dell’anno hanno visto un importante recupero delle piazze europee. In parallelo si è assistito a una importante fase di volatilità per Wall Street durante la primavera, alimentata dall’incertezza sulla politica di dazi dell’amministrazione Trump. Le turbolenze di aprile sembrano però essere state rapidamente superate, con gli indici Usa tornati sui massimi storici, così come la maggior parte delle piazze europee. In vista dell’autunno, quale posizionamento possono adottare gli investitori per bilanciare l’esposizione tra le due sponde dell’Atlantico con mercati già sui record storici?

Le performance

Come spiega Corrado Cominotto, Responsabile Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali, “da inizio anno, il mercato azionario americano, dopo un periodo di volatilità in corrispondenza del Liberation Day, ha continuato a segnare nuovi massimi, con l’S&P 500 che ha registrato un rendimento in dollari superiore al 10%, mentre il Nasdaq ha superato l’11%. L’equity europeo, rappresentato dall’Eurostoxx 50, pur restando leggermente sotto i picchi di febbraio 2025, da inizio 2025 è salito quasi del 12%”.

Il gestore sottolinea anche come tra i mercati europei che hanno meglio performato “emerge l’Italia, con il FTSE MIB che ha registrato un rendimento di circa il 26%” e toccando nuovi record dal 2007. Sui massimi storici anche gli indici di Germania, Francia e Regno Unito, mentre la Borsa di Madrid tratta su livelli non visti da prima delle crisi finanziaria del 2008.

L’impatto delle valute

Il quadro delle performance del mercato azionario “muta però sensibilmente quando si prende in considerazione l’effetto del cambio”, spiega Cominotto.

L’euro/usd ha registrato un rialzo di quasi il 13% dall’inizio dell’anno, un movimento che riflette l’indebolimento del dollaro, fenomeno già osservato durante i mesi iniziali della prima amministrazione Trump (2016-2017), quando il cambio toccò quota 1,20. “La debolezza del dollaro appare coerente con l’orientamento politico della presidenza di Trump, che mira a favorire la produzione interna e a riequilibrare la bilancia commerciale”, sottolinea l’esperto.

Le banche centrali

Il trend divergente delle valute potrebbe essere ulteriormente alimentato da dalle significative divergenze tra la politica delle due banche centrali.

La BCE sembra aver concluso il ciclo di allentamento iniziato nel giugno 2024, con otto tagli complessivi, di cui quattro nel 2025, raggiungendo un livello pari al 2,15% per il tasso di rifinanziamento principale e del 2% per quello di deposito. E al momento, il mercato non prezza ulteriori interventi per settembre”, spiega Cominotto. La Bce, infatti, deve calibrare con attenzione i suoi interventi a fronte di un’economia debole ma anche di un mercato del lavoro che si è mostrato sorprendentemente forte in termini di occupazioni e salari, come ha fatto notare di recente la presidente Lagarde. Una situazione che lascia più di qualche incertezza sulle prospettive di inflazione nell’area euro.

Ben diversa è la situazione negli Stati Uniti, dove, a seguito del discorso di Powell a Jackson Hole del 22 agosto, le aspettative “indicano una probabilità dell’85% di un taglio di 25 punti base già a settembre, che porterebbe dunque l’attuale tasso del 4,5% al 4,25%. Le proiezioni attuali prevedono due ulteriori riduzioni entro fine anno e un tasso di riferimento al 3% entro il 2026. Questo scenario potrebbe indebolire ulteriormente il dollaro, ma al contempo dare potenziale sostegno al mercato azionario”, spiega il gestore di Banca Generali.

I fondamentali

L’effetto valutario influenza un quadro di fondamentali che restano ancora solidi su entrambe le sponde dell’Atlantico, in particolare se si guarda al 2026. “Dal punto di vista fondamentale la crescita degli utili rimane un driver centrale, dal momento che, insieme ai dividendi e al buy back, rappresenta la principale variabile del potenziale rendimento del mercato azionario. Negli Stati Uniti, le stime indicano un incremento degli utili di poco inferiore al 10% per il 2025, con un’accelerazione al 14% nel 2026. In Europa, il consenso degli analisti prevede un +2,5% nel 2025 e circa +12% nel 2026. A livello globale, le previsioni indicano un +7% per quest’anno e +13% per il prossimo”, afferma Cominotto.

In questo scenario, se si guarda al livello delle valutazioni, sottolinea il gestore, l’Europa resta ancora più conveniente degli Stati Uniti. “Il rapporto prezzo/utili (P/E) dei titoli europei si attesta intorno a 15 volte, rispetto alle oltre 20 volte del mercato americano”.

Le prospettive

Alla luce di questo contesto, continuiamo a rimanere costruttivi sul mercato azionario sia negli Stati Uniti sia in Europa, sebbene con alcune cautele visti i picchi raggiunti in particolare a Wall Street”, spiega Cominotto. In particolare, prosegue il gestore, “manteniamo una maggiore esposizione al mercato europeo rispetto al passato sia per le valutazioni a sconto sia per il possibile catalizzatore rappresentato da un possibile potenziale accordo fra Russia e Ucraina. In particolare, si segnalano opportunità nel settore industriale, potenzialmente avvantaggiato dalla ricostruzione in Ucraina, e nei titoli finanziari, con le banche dell’area euro sostenute da solidi fondamentali e da requisiti patrimoniali ai massimi storici”.

Questo non significa mettere da parte, nella propria asset allocation, il mercato azionario americano. “La robusta crescita degli utili e il peso del settore tecnologico rendono strategico mantenere un’esposizione anche agli Stati Uniti. Bilanciare l’esposizione alle diverse aree geografiche e settori con l’aiuto della gestione attiva è cruciale in una fase di mercato come questa, con valutazioni talvolta alte e prospettive divergenti tra Paesi e segmenti di mercato”, conclude Cominotto.

Corrado Cominotto, Responsabile Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali Corrado Cominotto, Responsabile Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali
Continuiamo a rimanere costruttivi sul mercato azionario sia negli Stati Uniti sia in Europa, sebbene con alcune cautele visti i picchi raggiunti in particolare a Wall Street. Manteniamo una maggiore esposizione al mercato europeo rispetto al passato sia per le valutazioni a sconto sia per il possibile catalizzatore rappresentato da un possibile potenziale accordo fra Russia e Ucraina.

Condividi