Il trend divergente delle valute potrebbe essere ulteriormente alimentato da dalle significative divergenze tra la politica delle due banche centrali.
“La BCE sembra aver concluso il ciclo di allentamento iniziato nel giugno 2024, con otto tagli complessivi, di cui quattro nel 2025, raggiungendo un livello pari al 2,15% per il tasso di rifinanziamento principale e del 2% per quello di deposito. E al momento, il mercato non prezza ulteriori interventi per settembre”, spiega Cominotto. La Bce, infatti, deve calibrare con attenzione i suoi interventi a fronte di un’economia debole ma anche di un mercato del lavoro che si è mostrato sorprendentemente forte in termini di occupazioni e salari, come ha fatto notare di recente la presidente Lagarde. Una situazione che lascia più di qualche incertezza sulle prospettive di inflazione nell’area euro.
Ben diversa è la situazione negli Stati Uniti, dove, a seguito del discorso di Powell a Jackson Hole del 22 agosto, le aspettative “indicano una probabilità dell’85% di un taglio di 25 punti base già a settembre, che porterebbe dunque l’attuale tasso del 4,5% al 4,25%. Le proiezioni attuali prevedono due ulteriori riduzioni entro fine anno e un tasso di riferimento al 3% entro il 2026. Questo scenario potrebbe indebolire ulteriormente il dollaro, ma al contempo dare potenziale sostegno al mercato azionario”, spiega il gestore di Banca Generali.