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La scure di Moody’s sugli USA: ragioni e conseguenze
21 maggio 2025#WeeklyWatch

La scure di Moody’s sugli USA: ragioni e conseguenze

Gli Stati Uniti perdono il rating ‘AAA’, a causa di un deficit da 1.000 miliardi di dollari l’anno che potrebbe addirittura allargarsi nel prossimo futuro. Impatto contenuto sui mercati obbligazionari, mentre a continuare a soffrire è il dollaro...

Gli Stati Uniti sotto la scure delle agenzie di rating. Anni fa sarebbe sembrato impossibile, ma il debito sovrano americano ha perso il suo status ditripla A’, che designa i titoli con la più alta affidabilità creditizia. Moody’s, l’ultima delle tre grandi agenzie di rating a mantenere il massimo giudizio sui titoli di Stato USA, ha ridotto il rating degli Stati Uniti di un ‘gradino’, ad ‘Aa1’, con outlook stabile. Le altre due maggiori agenzie di rating, S&P Global Ratings e Fitch, avevano tagliato il giudizio sugli Usa rispettivamente ad agosto 2011 e ad agosto 2023.

I declassamenti del rating possono essere simbolici, come i Paesi europei sanno bene dopo la crisi del debito della zona euro, e il taglio del giudizio sugli Stati Uniti è potenzialmente significativo perché arriva in un momento in cui la comunità finanziaria già mostra preoccupazioni per la politica commerciale statunitense e per lo status di valuta di riserva del dollaro.

Impatto sul mercato obbligazionario

La decisione di Moody’s ha portato vendite sui titoli di Stato americani, in particolare quelli a più lunga scadenza, più sensibili alle prospettive sui rating, ma nessun sell-off violento o generalizzato. Il rendimento del Treasury USA a trent’anni ha brevemente superato la soglia ‘psicologica’ del 5%, prima di ridiscendere sotto tale livello. Anche i tassi decennali, dopo un balzo fino al 4,55%, hanno ritracciato.

L’impatto sul mercato dei titoli di Statoè stato piuttosto contenuto, per diversi motivi. In primis la decisione di Moody’s era attesa, dato che gli analisti dell’agenzia di rating avevano espresso un outlook negativo sul rating americano già nel 2023. A questo si aggiunge la minor rilevanza del rating ‘AAA’ nel mondo degli investimenti rispetto ad alcuni anni fa: se un tempo molti investitori istituzionali nei loro statuti avevano l’obbligo di dedicare parte del loro portafoglio a titoli con il rating più elevato, questo non è più vero oggi. E lo è soprattutto per la mancanza di emittenti ‘AAA’ sul mercato dei titoli di Stato”, spiega Paolo Baldessari, Responsabile Fixed Income & Alternative per l’area dell’Asset Management di Banca Generali.

Infatti, i Paesi che mantengono il rating più elevato da almeno un’agenzia sono circa una decina (Germania, Australia, Canada, Svizzera, Paesi Bassi, Singapore, Svezia, Norvegia, Danimarca, Lichtenstein e Lussemburgo) e alcuni di essi non hanno un volume di debito, e quindi di titoli di Stato, significativi.

“Nello spazio obbligazionario, paradossalmente, si è visto un indebolimento nel mercato di altri titoli di Stato, come i Gilt britannici o i bond giapponesi”, aggiunge il gestore.

I fondamentali

Quello che sembra certo è che la decisione di Moody’s ha radici evidenti nello stato di salute della finanza pubblica del governo federale americano.

Da 5 anni il deficit pubblico americano supera i 1000 miliardi di dollari l’anno. Il debito pubblico complessivo supera i 36.000 miliardi, attestandosi al 120% del Pil. Il 18% delle entrate fiscali viene utilizzato per coprire la spesa per interessi. Visti questi numeri la scelta dell’agenzia di rating appare giustificata. Inoltre, le proposte in materia di politica di bilancio vanno nella direzione di ulteriore spesa in deficit: l’amministrazione Trump sta lavorando per estendere i tagli alle imposte decisi nel primo mandato del presidente, il che porterebbe a un allargamento del rapporto deficit/Pil dal 6% al 9%”, spiega Baldessari. 

Come sottolineato da diversi osservatori, anche in assenza di un forte impatto sul mercato e senza la prospettiva che i titoli di Stato americani perdano il loro status di asset sicuro, il downgrade evidenzia come gli Stati Uniti, che emettono debito a tassi più bassi rispetto a quanto giustificato dai fondamentali di bilancio grazie allo status di valuta di riserva del dollaro, non possano ignorare la disciplina dei conti pubblici all’infinito.

E in prospettiva, “le periodiche trattative sull’innalzamento del tetto del debito pubblico Usa, che si accenderanno in estate, non potranno che introdurre ulteriore tensione sul mercato”, aggiunge il gestore di Banca Generali.

Trend storico del debito pubblico Usa e proiezioni future

Trend storico e proiezioni sul deficit di bilancio USA

Il dollaro sotto tiro

Dove abbiamo assistito a un impatto più rilevante è stato sul dollaro, che si sta confermando il canale attraverso cui il mercato prezza le sue incertezze sulle prospettive degli Stati Uniti”, sottolinea Baldessari.

Il DXY Dollar Index, che misura l’andamento della valuta statunitense nei confronti di un paniere di altre divise, ha ceduto lo 0,66% nella seduta di lunedì, la prima dopo la decisione di Moody’s.

“Questo movimento rientra anche nel trend di rotazione al di fuori degli asset americani delle ultime settimane che, seppur presente, è difficile da quantificare finchè non avremo più dati nei prossimi mesi”, continua il gestore.

Il credito

Anche nello spazio del credito gli asset americani sembrano più in difficoltà. “Nelle ultime sedute i titoli di debito corporate delle società statunitensi, in particolare quelle High Yield, ovvero con un rating più basso, sono rimasti attardati nel recupero post-Liberation Day. Questo anche a causa di fondamentali societari che iniziano a mostrare qualche scricchiolio. E sullo stesso trend appaiono anche i bond emergenti denominati in dollari”, spiega Baldessari.

Il trend del credito corporate High Yield Usa

Nel complesso, i vari trend del mercato obbligazionario “rafforzano la nostra preferenza consolidata per i debito europeo di alta qualità, anche corporate e, in generale, dovrebbero rimarcare la necessità di affidarsi a diversificazione e gestione attiva per affrontare le potenziali turbolenza di un mercato in cui anche i titoli della maggior economia globale possono finire nel mirino delle agenzie di rating”, conclude il gestore.

Paolo Baldessari, Responsabile Fixed Income & Alternative per l’area dell’Asset Management di Banca Generali Paolo Baldessari, Responsabile Fixed Income & Alternative per l’area dell’Asset Management di Banca Generali
L’impatto sul mercato dei titoli di Stato è stato piuttosto contenuto, per diversi motivi. In primis la decisione di Moody’s era attesa, dato gli analisti dell’agenzia di rating avevano espresso un outlook negativo sul rating americano già dal 2023. A questo si aggiunge la minor rilevanza del rating ‘AAA’ nel mondo degli investimenti rispetto ad alcuni anni fa...

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