Una performance positiva del 12.5%. È quella messa a segno tra gennaio e la quarta settimana di febbraio dai mercati finanziari europei, che non lascia spazio a dubbi: il 2023 si è aperto con una ventata di ottimismo per le Borse caratterizzate da performance ben speranti rispetto al 2022, anno nero della finanza che ha registrato le peggiori perdite degli ultimi decenni sia su azioni che bond in scia all’eccezionale concomitanza di fattori macroeconomici e geopolitici.
Al momento, tuttavia, continuano ad essere presenti sui mercati finanziari diverse variabili che rendono difficile prevedere con esattezza quali saranno le scelte delle banche centrali per i prossimi mesi: come evolverà il percorso di rialzo dei tassi iniziato lo scorso anno?
Corrado Cominotto, responsabile delle Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali, pone l’attenzione su due fattori: da un lato il livello d’inflazione che, dopo aver toccato un picco del 9% negli Usa nel giugno scorso, è sceso costantemente nei mesi a seguire fino al 6.4%. Il secondo fattore è la disoccupazione al 3.4%, un livello che negli Stati Uniti non veniva raggiunto dal 1968. Oltre a un mercato del lavoro così forte, assistiamo anche a “una revisione al rialzo della crescita del prodotto interno lordo”, dice Cominotto, che aggiunge: “JP Morgan, per esempio, ha alzato le stime per gli Stati Uniti all’1.6%, al 1% per l’Europa e del 2.3% a livello globale” trainato dalla crescita dell’Asia attesa a +4%.
Se si guarda quindi all’andamento dell’inflazione, il lavoro delle banche centrali sembra aver portato dei risultati concreti nel contrastare il rialzo dei prezzi. Nonostante un rialzo così repentino del costo del denaro, c’è stata però una tenuta dell’economia sottostante che potrebbe indurre i banchieri a mantenere un atteggiamento restrittivo per un periodo più lungo del previsto.