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Borse e mercati nel primo trimestre 2023
Borse e mercati nel primo trimestre 2023
03 aprile 2023#WeeklyWatch

Borse e mercati nel primo trimestre 2023

Quali sono state le borse più redditizie nel primo trimestre 2023?

Il Nasdaq americano e il mercato azionario italiano di Piazza Affari. Entrambe hanno avuto performance a due cifre nell’arco di soli tre mesi, con un rialzo di oltre il 14%. Il listino milanese è riuscito a superare anche i rialzi di Parigi e Francoforte che, sempre in tre mesi, hanno guadagnato tra il 12 e il 13%. Molto meno consistenti sono state le performance delle borse extra-europee, con l’indice Nikkei 225 di Tokyo che, tra il 1° gennaio e il 30 marzo, ha registrato un rialzo del 7% circa, distanziando di poco l’S&P 500 (che riunisce le più importanti società quotate a New York) e ha avuto una performance positiva di poco superiore al 5%. Maglia nera la borsa di Londra, che in tre mesi ha guadagnato poco più del 2%, superata anche da Hong Kong (+3% circa).

A parte queste differenze geografiche, però, si può dire senza dubbio che l’asset class azionaria è stata comunque redditizia nel primo trimestre, dopo un 2022 senz’altro da dimenticare. “L’Europa ha sovraperformato la media dei mercati sviluppati, con l’indice Euro Stoxx 50 che ha guadagnato il 13% nel trimestre”, dice Corrado Cominotto, head of Active Management, Wealth Management di Banca Generali, “e dopo aver subito l’effetto negativo causato dal conflitto bellico in Ucraina, ha trovato in questi primi mesi dell’anno il maggior favore degli investitori”.

Inflazione e Credit Suisse: il primo trimestre dei mercati

Dal punto di vista macroeconomico, il trimestre ha visto invece un’inflazione su livelli ancora elevati ma sotto controllo: nell’area euro l’indice dei prezzi al consumo ha fatto segnare un incremento dell’8.5%, contro il 6% degli Stati Uniti.  Per quanto riguarda il prodotto interno lordo, Cominotto sottolinea che nel primo trimestre si è vista una crescita più solida rispetto alle attese dei mesi scorsi. I primi tre mesi dell’anno si sono chiusi in positivo anche per l’oro (che ha guadagnato il 9% circa) e per il settore obbligazionario, che in Europa ha guadagnato il 2% circa mentre negli Stati Uniti ha avuto una performance positiva attorno al 7%.

Nonostante questo bilancio con il segno più per le principali asset class, anche nel primo trimestre dell’anno non è mancata certo la volatilità. Nelle ultime settimane, come è ben noto a chi ha seguito le cronache, i mercati sono stati messi in fibrillazione dalle vicende del settore bancario, prima con il fallimento di alcuni istituti regionali statunitensi, poi con il salvataggio in extremis di Credit Suisse da parte della connazionale Ubs. Prima di questi accadimenti, i titoli del comparto bancario erano quelli con la miglior performance in borsa dall’inizio dell’anno, favoriti dai tassi più elevati che hanno fatto crescere il margine di interesse degli istituti di credito. Poi, dopo le turbolenze delle ultime settimane, il comparto bancario si è trasformato in poco tempo nella cenerentola dei listini, registrando la peggiore performance tra tutti i settori.

L'obbligazionario in risposta alla volatilità

A pagare lo scotto di queste turbolenze sono state alcune categorie di obbligazioni e in particolare i bond subordinati emessi dalle banche e classificati come AT1 (che nella ristrutturazione di Credit Suisse hanno visto il loro valore azzerato e sono stati dunque penalizzati ancor più delle azioni)

Nonostante questa vicende, va sottolineato che l’asset class obbligazionaria, sia a livello di titoli governativi che di corporate Investment Grade e High Yield, ha avuto ritorni assoluti positivi dall’inizio dell’anno”, aggiunge Cominotto, “a dimostrazione di come il rendimento offerto nel mondo obbligazionario sia ora in grado di sopperire ad eventuali periodi di stress presenti sui mercati”.

Grazie alla performance positiva delle obbligazioni, sono diminuiti i rendimenti incassati oggi da chi acquista i titoli sul mercato: quello del Bund del decennale tedesco è calato dal 2.6% di inizio anno al 2.3% di fine marzo mentre quello del Treasury americano nello stesso periodo è sceso  dal 3,9% al 3,5. Stabile invece lo spread sui titoli di stati italiani con il decennale ormai stabile da qualche settimana a circa 180 punti base.

Nel corso delle prossime settimane”, conclude Cominotto, “andrà monitorato il comportamento che terranno le banche centrali, ormai vicine a raggiungere il picco nel rialzo dei tassi di interesse sulle quali l’attesa è per un atteggiamento più “dovish” (cioè meno restrittivo nel rialzo dei tassi) rispetto ai mesi scorsi”.

Corrado Cominotto, Responsabile Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali Corrado Cominotto, Responsabile Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali
Va sottolineato che l’asset class obbligazionaria, sia a livello di titoli governativi che di corporate Investment Grade e High Yield, ha avuto ritorni assoluti positivi dall’inizio dell’anno, a dimostrazione di come il rendimento offerto nel mondo obbligazionario sia ora in grado di sopperire ad eventuali periodi di stress presenti sui mercati.

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