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Geopolitica al centro della scena
Geopolitica al centro della scena
12 settembre 2023#WeeklyWatch

Geopolitica al centro della scena

Sfide e scenari nei nuovi equilibri globali con l’India nuova protagonista della terza via?

Anno 2023, l’anno dei sorpassi. L’India, che sta catalizzando l’attenzione del mondo ospitando il G20, ha appena sorpassato la Cina per demografia e crescita economica. Per questo si candida ad essere la pioniera di una “terza via” tra Pechino e Washington. Né da una parte né dall’altra, nel mezzo. Per sfruttare a suo vantaggio la conflittualità tra i due Grandi separati da profonde diffidenze. L’ambizione di tramutarsi nell’alfiere di un nuovo ordine viene sapientemente veicolata negli appuntamenti internazionali. Quel che preoccupa l’Occidente è la sua adesione incondizionata ai vertici Brics, dove la Cina recita un ruolo dominante.

Un consesso che Pechino aspira ad ampliare rappresentando il “Grande Sud globale”, al tavolo con Russia, Brasile e Sudafrica. Coinvolgendo in prospettiva l’Unione africana con le sue materie prime necessarie alla transizione energetica. Quel che preoccupa Pechino, con cui Nuova Delhi ha una storica contrapposizione per la gestione delle aree himalayane su un confine di 4mila chilometri, è la sua apparente sintonia con Washington suggellata dalla recente visita di Stato del premier indiano Nareandra Modi alla Casa Bianca.

Geopolitica: G20, verso un nuovo equilibrio

Il G20 appena concluso ha cristallizzato questa “terza via” configurandola in una nuova postura internazionale bilanciando così diplomazia ed economia, tecnologia e difesa, energia e minerali. Nuova Delhi non ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina e non ha aderito alle sanzioni occidentali verso Mosca comprando petrolio russo a un prezzo di vantaggio. La Casa Bianca non si aspetta un completo allineamento. L’India vuole una relazione stabile con la Cina, ma non è pronta a sacrificare la propria sicurezza. In questi giorni però Modi ha firmato un nuovo corridoio commerciale voluto dagli Stati Uniti con Emirati arabi, Arabia Saudita, Ue e Israele.

Ma per accreditarsi ulteriormente agli occhi dell’Occidente deve fare sburocratizzare la propria amministrazione, svitare la corruzione che ancora pervade il Paese, costruire nuove infrastrutture come autostrade, porti ed aeroporti per convertirsi nella nuova fabbrica del mondo come l’Occidente vorrebbe per scalfire il monopolio di Pechino. È forse troppo presto immaginare che questa impresa riesca ma l’India è, per esempio, una perfetta candidata a guidare la produzione nel campo dell’elettronica. Una patente di credibilità verso gli investitori esteri ancora da costruire, con l’occhio interessato delle multinazionali pronte ad indirizzare le risorse su nuovi impianti, come i casi Samsung, e per certi versi, Apple testimoniano.

L’Arabia Saudita riparte dal calcio e l'India cerca la terza via

In questo quadro non ha stupito la decisione del premier indiano di accogliere il principe saudita Mohammad bin Salman in visita di Stato per suggellare questa convergenza programmatica basata sul petrolio con la leader dei Paesi Opec che ha appena deciso di tagliare la produzione del greggio per alzare il prezzo della commodity. Al tempo stesso è proprio Riad l’altro epicentro del nuovo ordine.

Negli ultimi anni la casa regnante dei Sauditi ha intensificato gli sforzi per un rinnovamento dell’immagine del Paese, compromessa soprattutto dal pessimo stato dei diritti umani e della condizione femminile. Sforzi e investimenti che attraverso il Public Investment Fund (PIF), uno dei fondi sovrani più ricchi al mondo hanno cominciato ad orientarsi verso i principali sport europei e internazionali, a colpi di contratti milionari per giocatori, tecnici e allenatori.

Il 2023 è l'anno di una nuova geopolitica del pallone. Cristiano Ronaldo ha aperto la strada in concomitanza con i mondiali del Qatar e molti l’hanno percorsa: quest’estate il calciomercato è stato monopolizzato dalla Saudi Pro League che si è assicurata stelle del calibro di Karim Benzema e Neymar Junior. I club del regno hanno speso circa 900 milioni di euro. Una cifra enorme che garantisce ai sauditi la trasmissione delle partite in tutto il mondo con entrate fino a quattro volte superiori rispetto a quelle dello scorso anno.

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