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Wall Street, le trimestrali rubano la scena ai dazi
16 luglio 2025#WeeklyWatch

Wall Street, le trimestrali rubano la scena ai dazi

Le ultime turbolenze nella politica commerciale Usa non sembrano turbare il mercato azionario americano, focalizzato sulla reporting season. Le attese sono positive, ma con prospettive molto diverse tra i settori, e condizionate da un dollaro debole e dell’assenza dei buyback

In questo luglio, i dazi non scuotono Wall Street nello stesso modo in cui hanno sconvolto il mese di aprile. Gli investitori sembrano aver iniziato a valutare con più distacco e scetticismo gli annunci dell’amministrazione Trump in materia di politica commerciale. L’ultima lettera inviata negli scorsi giorni all’Unione Europea con la minaccia di dazi al 30% dal 1° agosto non ha suscitato grandi reazioni sul mercato, che è sembrato invece più orientato a guardare alla stagione delle trimestrali.

Da inizio anno il mercato azionario americano è stato caratterizzato da una sottoperformance rispetto a quello europeo, anche senza considerare l’indebolimento del dollaro, complice la minor fiducia da parte degli investitori riguardo la gestione politica dell’amministrazione Trump”, spiega Corrado Cominotto, Responsabile Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali.

Come conseguenza, prosegue Cominotto, “si è registrato recentemente un fenomeno che non si osservava dalla Bolla Dot-com del 1999, il cosiddetto  ‘Triple Threat’, o ‘Tripla Minaccia’, ovvero la combinazione di un calo simultaneo del dollaro americano, dei listini azionari e del prezzo dei Treasury. Questo raro pattern comporta segnali di disallineamento tra mercati e fondamentali dell’economia statunitense”.

I mercati azionari hanno però recuperato gran parte del terreno perso in questa fase e ancora una volta da inizio anno l’indice azionario tecnologico Nasdaq ha sovraperformato l’S&P 500.

Le trimestrali, ottimismo ma con un occhio alle differenze tra i settori

I primi riscontri in questo senso sono arrivati dai giganti di Wall Street, le grandi banche e istituzioni finanziarie statunitensi, come BlackRock, Wells Fargo e Citigroup.

Le attese sui risultati del 2° trimestre delle società che comprendono l’indice sono positive ma caratterizzate da un’elevata dispersione tra i vari settori, commenta Cominotto.  

Si può notare una differenza tra le componenti dell’S&P500 in termini di aspettative di crescita degli utili. In particolare, le cosiddette Magnifiche 7 vedono un incremento poco sotto il 15%, comparato al 2% relativo alle altre società che costituiscono l’indice. Anche su base annuale tra i settori più promettenti a livello di crescita di utili emerge quello tecnologico con un valore pari al 18% circa, in contrapposizione a quello energetico con un valore del -14%, settore implicitamente influenzato dall’andamento del prezzo del petrolio, passato rispettivamente dai 76 dollari come media del 2024 ai 67 dollari al barile attuali”, spiega il gestore di Banca Generali.

Per quanto riguarda la media degli utili attesi a livello annuale è prevista in USA al 9%, al ribasso confrontata con le stime di inizio anno che la vedevano al di sopra della soglia del 10%. Le stime per il 2025 in Europa si attestano al 2,5% circa.

Complessivamente le stime di crescita degli utili per l’indice S&P500 vede stime sul secondo trimestre attese attorno al 5,7%, un dato che al netto del settore energetico salirebbe al 7,5%.

L’effetto dei buy back

Nel periodo delle trimestrali l’azionario Usa perderà il sostegno dei programmi di buyback, che è vietato durante la reporting season. Ma nei prossimi mesi, “un ulteriore fattore di sostegno del mercato USA potrebbe essere dato proprio dai programmi di buyback che negli ultimi anni si sono mantenuti intorno al 2% rispetto al livello di meno dell’1.5% per le principali società europee. Un elemento dovuto ad una divergenza strutturale tra le due aree geografiche: mentre negli Stati Uniti il buyback è una pratica consolidata per restituire valore agli azionisti, nel Vecchio Continente prevale una preferenza per i dividendi”, spiega Cominotto.

L’impatto del dollaro debole

Il dollaro, in calo da alcuni mesi, è stato il canale attraverso cui, più di ogni altro, il mercato ha prezzato le incertezze sulla politica dell’amministrazione Trump. Ma il dollaro debole ha potenzialmente anche riflessi positivi per l’azionario.

L’attuale debolezza del dollaro americano si può tradurre in uno scenario favorevole per le società americane esportatrici, soprattutto nel settore industriale, il quale presenta una crescita degli utili attesa di circa l’11,7% superiore alla media americana”, sottolinea il gestore.

Nel complesso, le positive attese sulla crescita degli utili societari uniti ad una situazione macroeconomica che vede per il 2025 la crescita del Pil Usa al +1.9% e una inflazione in media al di sotto del 3% consentono un giudizio costruttivo anche nel corso del secondo semestre di quest’anno. Ma tenendo in considerazione che i mercati si mantengono sui massimi storici, potrebbe verificarsi il consueto aumento della volatilità che caratterizza i mesi estivi”, avverte Cominotto.

Corrado Cominotto, Responsabile Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali Corrado Cominotto, Responsabile Gestioni Patrimoniali Attive di Banca Generali
Si può notare una differenza tra le componenti dell’S&P500 in termini di aspettative di crescita degli utili. In particolare, le cosiddette Magnifiche 7 vedono un incremento poco sotto il 15%, comparato al 2% relativo alle altre società che costituiscono l’indice. Numeri che, uniti ad una situazione macroeconomica che vede per il 2025 la crescita del Pil Usa al +1.9% e una inflazione in media al di sotto del 3% consentono un giudizio costruttivo anche nel corso del secondo semestre di quest’anno

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