Vai al contenuto principale
Come valorizzare il proprio patrimonio
Come valorizzare il proprio patrimonio
24 maggio 2023#Private Banking

Come valorizzare il proprio patrimonio

Risparmiare, investire, guadagnare e realizzare i progetti di vita, per esempio l'acquisto o la ristrutturazione della casa, le spese per gli studi dei figli ma anche la vacanza da sogno ambita da tempo.

Sì, ma come fare?

Le tappe fondamentali per valorizzare e “godere” del proprio patrimonio sembrano a parole facili da raggiungere. Tuttavia, come viene spesso evidenziato da molte indagini socio-demografiche, gli italiani sono un popolo di grandi risparmiatori ma non di bravi investitori, come testimoniano i 1.600 miliardi lasciati in giacenza su depositi bancari infruttuosi, che ogni anno vengono erosi dall'inflazione.

La pianificazione finanziaria

Per valorizzare nel tempo il proprio patrimonio, infatti, occorre quella che gli addetti ai lavori chiamano pianificazione finanziaria, cioè un processo in cui vengono definiti gli obiettivi da raggiungere e, su questa base, sono poi individuati gli strumenti di investimento più adatti per centrarli, in un periodo di tempo prefissato.

La pianificazione finanziaria, una delle principali attività che un bravo consulente deve svolgere per i propri clienti, è legata a doppio filo alla diversificazione del portafoglio. In tal senso il ruolo del consulente è fondamentale e di grande responsabilità: non solo noi lavoriamo sulla fiducia dataci dai nostri clienti, ma – dopo il settore medico – siamo la professione che può maggiormente incidere sul futuro dei nostri clienti”, commenta Stefano Lenti, Responsabile Area Consulenti Finanziari di Banca Generali.

Detto in parole più semplici, diversificare significa creare un portafoglio di investimento ben equilibrato, ripartito su diversi strumenti finanziari e diverse asset class. Per molti decenni, l'industria del risparmio gestito ha tenuto come punto di riferimento il classico portafoglio bilanciato 60/40, cioè ripartito per il 60% in azioni e il restante 40% in obbligazioni.

Con queste percentuali (modificabili a seconda della propensione al rischio e alle preferenze del cliente) è possibile coniugare assieme due fattori: le opportunità di guadagno offerte dalle azioni (che hanno prezzi più volatili nel breve termine ma hanno maggiori prospettive di rendimento nel medio e lungo periodo) con la maggiore stabilità garantita invece dalle obbligazioni, che sono tradizionalmente meno volatili nei prezzi e danno un rendimento costante in termini di interessi. Inoltre, per chi vuole avere un cuscinetto per le spese impreviste, i gestori dei portafogli hanno sempre consigliato di destinare una parte della ricchezza alla liquidità, cioè a conti deposito remunerati o a titoli obbligazionari di brevissima scadenza e facilmente liquidabili.

Private asset nuovi protagonisti del mercato?

Negli ultimi anni, però, l'industria finanziaria ha allargato un po' le maglie della diversificazione del portafoglio anche perché, con il repentino aumento dei tassi di interesse che si è visto dal 2021 in poi, i prezzi delle obbligazioni hanno subito notevoli ribassi, non proteggendo più il portafoglio dalla volatilità delle azioni. Oggi questa fase sembra ormai passata e, dopo l'incremento dei saggi di interesse, molti bond sono tornati a offrire rendimenti interessanti e hanno recuperato la loro funzione stabilizzatrice del patrimonio.

Tuttavia, a fronte di quanto accaduto in questi anni, si è fatta strada la tendenza da parte dei gestori del risparmio e dei consulenti finanziari a inserire nel portafoglio anche asset alternativi alle tradizionali azioni e obbligazioni. È il caso dei cosiddetti private asset (per esempio il private equity o il private debt): attività difficilmente liquidabili nel breve periodo perché basate su investimenti in aziende non quotate in borsa o sull'erogazione di finanziamenti diretti alle imprese. Proprio per la loro “illiquidità”, i private asset sono adatti a chi ha un obiettivo di rendimento nel medio e lungo termine e offrono opportunità di godere di un extra rendimento nell'arco di molti anni.

Il risparmio progressivo e i Pac

Oltre alla diversificazione, c'è un altro pilastro su cui si basa la pianificazione finanziaria. Il consiglio di un bravo consulente ai clienti è spesso quello di posizionarsi sui mercati in maniera graduale, senza investire tutto e subito il capitale, per non esporlo troppo alla volatilità dei prezzi. Per chi segue questo approccio molto razionale, l'industria del risparmio gestito offre da tempo una soluzione ad hoc. Si tratta dei Pac (piani di accumulo del capitale), una formula con cui è possibile appunto entrare sui mercati a piccoli passi. Chi sottoscrive un Pac acquista gradualmente le quote dei fondi comuni d'investimento, versando per esempio 100-200 o 500-1000 euro al mese, senza sborsare l'intero patrimonio disponibile.

È una forma di risparmio “a rate” che consente di evitare un inconveniente in cui si imbattono spesso gli investitori italiani, i quali difficilmente riescono ad azzeccare il timing, cioè il momento più opportuno per posizionarsi sul mercato, soprattutto nel settore azionario.

Prevedere in anticipo l'andamento futuro delle borse è sempre un terno al lotto. Chi fa una previsione sbagliata ed entra sui listini poco prima che le quotazioni crollino, per esempio, rischia di collezionare ingenti perdite da cui non riesce più a risollevarsi, se non dopo moltissimi di anni”, aggiunge Lenti.

Lo sanno bene gli investitori che hanno comprato a man bassa i titoli della borsa di Milano nell'estate del 2007, cioè poco prima della crisi grande finanziaria internazionale scatenata successivamente dai mutui sub prime americani e dal crack della banca d’affari Lehman Brothers.  Oggi, chi ha investito a Piazza Affari ben 15 anni fa, raccoglie ancora un rendimento negativo di quasi il 40%. Adottando invece la formula dei Pac, cioè acquistando le quote di un fondo azionario a intervalli regolari e versando cifre limitate, un investitore avrebbe non soltanto limitato i danni ma anche approfittato delle fasi di ribasso per posizionarsi a poco a poco sui listini quando i prezzi erano molto convenienti, come per esempio nel 2008 dopo il crack di Lehman Brothers o tra il 2011 e il 2013 ai tempi della crisi dell'Eurozona, oppure nel 2020 durante i mesi del lockdown, quando le borse di tutto il mondo sono colate a picco. Lenti sottolinea infatti il ruolo odierno dei pac con cui “è cambiato il paradigma. I piani di accumulo oggi non rappresentano più una forma di risparmio forzoso bensì un servizio di investimento a tutti gli effetti”.

Ovviamente, per ottenere dei rendimenti corposi con i Pac bisogna avere un po' di pazienza e aspettare qualche anno, per esempio almeno 3 o 5 anni o addirittura 10, giusto il tempo per realizzare i progetti di vita più importanti.

 

    Condividi