Valeria Portale, direttrice dell'Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano, smonta molti luoghi comuni di chi, partendo proprio da queste vicende, è pronto a suonare le campane a morto per il mondo dei criptoasset. “In realtà”, dice Portale, “i recenti fallimenti degli exchange hanno ben poco a che fare con la tecnologia che sta alla base delle criptovalute e degli nft, che si è invece dimostrata nel tempo molto solida”. Soggetti come FTX e The Rock Trading sono infatti degli intermediari. Gli inquirenti stabiliranno cosa è successo veramente ma è chiaro che i problemi non derivano dalle criptovalute che questi intermediari negoziavano, ma dalla gestione delle loro piattaforme e dalla mancanza di adeguate tutele per i loro clienti.
Ecco allora che, secondo Portale, emergono due problematiche. Innanzitutto, il bisogno di educazione finanziaria per gli investitori. L’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano ha stimato che ben 7 milioni di italiani si sono avvicinati finora al mondo crypto, ma molti di loro non hanno preso pienamente coscienza del fatto che si tratta di investimenti con un grado di rischio non trascurabile e che dunque può essere molto volatile nei prezzi. Di conseguenza è bene seguire una regola che sta alla base di qualsiasi buona pratica di investimento. Bisogna cioè avere sempre un portafoglio ben diversificato, destinando ai crypto asset una parte minoritaria del proprio patrimonio.
Il secondo fattore evidenziato da Portale è la mancanza di una regolamentazione adeguata a tutela dei risparmiatori. A Bruxelles il percorso in questa direzione è iniziato Il Consiglio dell’Unione europea ha infatti approvato una proposta di Regolamento sui mercati delle criptovalute (markets in crypto-assets – MiCA), che però entrerà in vigore soltanto nei prossimi anni (probabilmente non prima del 2024).
Nel frattempo, però, per chi si avvicina al mondo delle criptovalute ci sono alcune regole di buon senso da seguire. Innanzitutto, oltre ad avere un portafoglio diversificato, è bene non lasciare i propri soldi investiti presso le piattaforme di exchange ma dotarsi di un wallet personale, un “borsellino” digitale con le criptovalute in custodia, che certamente offre maggiori garanzie. Inoltre, è bene affidarsi a operatori qualificati, possibilmente con l’aiuto di un consulente.
“Purtroppo”, dice ancora Portale, “non credo sia un elemento positivo che le banche e le reti di consulenti finanziarie siano rimaste lontane finora dal mondo delle criptovalute, tranne qualche player che si è dimostrato più lungimirante” (È il caso di Banca Generali con la sua partnership con Conio, di cui ha acquisito anche una partecipazione, ndr). Per la direttrice dell'Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger, il fatto che gli operatori bancari più tradizionali si tengano tenuti lontani dai crypto asset ha rafforzato la percezione che questo mondo sia in contrapposizione al sistema finanziario tradizionale, come forma di investimento alternativo, spingendo però molte persone ad affidarsi a player poco affidabili o ad aderire a offerte strampalate trovate nell’universo sconfinato di internet. E invece, anche le criptovalute possono trovare spazio in un portafoglio ben equilibrato, seppur con il giusto peso al fianco di altre asset class.