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Eredità e Successioni: come muoversi nei meandri di testamenti e legittime
Eredità e Successioni: come muoversi nei meandri di testamenti e legittime
14 luglio 2023#Private Banking

Eredità e Successioni: come muoversi nei meandri di testamenti e legittime

Il caso di famiglie blasonate come i Berlusconi o i Del Vecchio hanno portato in primo piano i nodi delle successioni. Tra tasse successorie e strumenti come Trust, holding e donazioni, il quadro per pianificare i lasciti ai propri cari

Nel capitalismo familiare il termine successione ha sempre suscitato sospetti e preoccupazioni. Ma assicurare continuità nel patrimonio di famiglia, o ancor più per quello di impresa, ricopre da sempre un ruolo fondamentale e l’evoluzione del quadro normativo accentua l’importanza di una corretta pianificazione e supporto professionale.  I temi del passaggio generazionale da un lato e quelli della successione patrimoniale e della donazione con le relative implicazioni fiscali dall’altro, sono tornati alla ribalta delle cronache con i casi di eredità importanti come quelle riprese dalla cronaca per le famiglie Del Vecchio e Berlusconi che hanno riportato alla luce regole e cavilli.

D’altronde in un Paese come l’Italia noto per l’elevata imposizione fiscale la prudenza sugli aspetti legati all’eredità resta elevata anche se in realtà la strada del Fisco in questa direzione è meno accidentata che in altre aree d’Europa. Basta guardare al Bollettino delle Entrate Tributarie dell’anno scorso edito dal Mef per accorgersi che la voce delle imposte di successione e donazioni non arriva al miliardo di euro, ovvero meno dello 0,20% delle entrate totali. La Germania raccoglie invece da questo tipo di imposta circa 8 miliardi di euro ogni anno e la Francia quasi il doppio con oltre 15 miliardi di euro.

Eredità e successioni: un pò di storia

L’imposta di successione fu introdotta nel neonato Regno d’Italia nel 1862. Nel corso degli anni ebbe varie vicissitudini e nella sua versione attuale risale al 1991, seppur con alcune ulteriori vicissitudini. Infatti, dopo un primo sostanziale alleggerimento delle imposte alla fine dell’anno 2000, il governo “Berlusconi II” ad abolire l’imposta, salvo poi essere “resuscitata” (caso unico nella storia italiana) nel 2006 ad opera del governo “Prodi II”, seppur in forma ridotta e con significative esenzioni.

Il D.L. n. 262 del 2006 ha reintrodotto l’imposta nella misura previgente (versione “2000”), articolata con una franchigia da 1 milione di euro per i trasferimenti effettuati in favore del coniuge in vita o di parenti in linea retta (ascendenti e discendenti): da quella cifra in su è prevista un’aliquota del 4% da applicare sul valore complessivo netto. L’aliquota diventa del 6% per i trasferimenti in favore di fratelli o sorelle a partire dai 100 mila euro.

L’eredità in favore di altri parenti fino al quarto grado e per gli affini in linea collaterale fino al terzo grado, invece, non ha alcuna franchigia e l’aliquota è sempre del 6%. Per tutti gli altri soggetti beneficiari di un’eredità, infine, l’aliquota è dell’8%, senza l’applicazione di alcuna franchigia. Se però il beneficiario è portatore di un handicap, la franchigia sale a 1,5 milioni di euro.

Il confronto con gli altri Paesi europei

Se l’Italia si posiziona fanalino di coda per le imposte tributarie, personali e di impresa, recupera terreno sul fronte successorio. Infatti, l’imposta di successione mediana nei Paesi Ocse risulta più alta, intorno al 15%, con punte del 30% in Germania, del 34% in Spagna, e del 40% in Gran Bretagna, mentre in Francia si raggiunge addirittura il 60%. C’è però anche chi sta meglio, come la Svezia che l’ha abolita nel 2004.

Il panorama italiano

Di fronte agli aspetti successori non serve concentrarsi sul mero fisco, ma sulla base dei bisogni e degli obiettivi dell’interessato è utile conoscere anche le opzioni offerte dal diritto societario che permettono oggi di trasmettere il patrimonio imprenditoriale con un massimo grado di personalizzazione e di elasticità, pur nel rispetto delle quote che la legge riserva ad alcune categorie particolari di eredi tra cui figli e coniuge”, spiega Marzio Albonico, presidente di Generfid, fiduciaria del Gruppo Banca Generali.

Il caso Berlusconi, ultimo tra tanti casi eccellenti, ha come detto portato alla ribalta il fenomeno successorio: la combinazione dei vari strumenti disponibili, partendo da quelli più semplici come il testamento e la polizza assicurativa, per approdare a quelli più sofisticati, come le holding di famiglia e i trust,  che aiutano nel percorso di pianificazione, in modo efficiente.

Patti di famiglia

Nel 2006 è stato introdotto nel nostro ordinamento il “patto di famiglia”. Si tratta della possibilità per un imprenditore di gestire il passaggio generazionale della propria impresa, trasferendo ad uno o più discendenti l’azienda o le quote di partecipazione al capitale della “società di famiglia”, senza che vi possano essere contestazioni in sede di eredità.

È una novità importante nel sistema del diritto successorio: nel nostro Paese è infatti piuttosto diffusa la presenza di imprese a carattere “familiare”. Pur incidendo notevolmente sulla sostanza della successione testamentaria dell’imprenditore, il patto di famiglia è un contratto tipicamente tra vivi, che comporta il trasferimento immediato dell’impresa di famiglia.

Le holding di famiglia

La holding di famiglia è una scelta sempre più comune per le famiglie italiane, soprattutto imprenditoriali o con grandi patrimoni mobiliari e immobiliari, che desiderano gestire e proteggere il loro patrimonio. L’utilizzo di questo strumento consente diversi vantaggi tra cui quello di facilitare il passaggio generazionale, inserendo le future generazioni nella compagine sociale con poteri amministrativi differenziati (fino all’esclusione di poteri concreti), evitando l’ingerenza da parte di soggetti, facenti parte della famiglia, ma non dotati o non ancora dotatati delle capacità imprenditoriali per lo svolgimento del business a livello operativo.

Il passaggio generazionale nella holding di famiglia può avvenire in esenzione da imposta di successione e donazione, ma le condizioni per l’applicazione del regime di esenzione richiedono attente verifiche poiché si applica alla continuità dell’attività d’impresa.

Il Trust

Anche il trust è uno strumento sempre più considerato, soprattutto nei casi più complessi, e si avvale da ottobre dello scorso anno di una interessante interpretazione fiscale dell’Agenzia delle Entrate, che permette di conferire beni in trust in sostanziale esenzione fiscale, rinviando l’applicazione dell’imposta di successione e donazione al momento in cui i beni fuoriusciranno definitivamente dal trust per essere assegnati ai beneficiari. Naturalmente le imposte dovranno essere calcolate sulla base di aliquote e franchigie esistenti al momento della assegnazione, tenendo conto del rapporto di parentela tra disponente e beneficiario.

Non esistono scelte migliori di altre: ogni individuo ha sogni e bisogni, aspettative e desideri unici, il compito dell’esperto è quello di trovare il giusto mix tra tutte le strade possibili. Esiste però certamente una strada peggiore: quella di far finta di niente, di rimandare, di non decidere. Dal nostro osservatorio privilegiato possiamo assicurare che molto spesso è garanzia di furibondi litigi, costi inutili, interruzione di rapporti familiari”, conclude Albonico.

Marzio Albonico, Presidente di Generfid Marzio Albonico, Presidente di Generfid
Non esistono scelte migliori di altre: ogni individuo ha sogni e bisogni, aspettative e desideri unici, il compito dell’esperto è quello di trovare il giusto mix tra tutte le strade possibili.

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