Vai al contenuto principale
Il Mjøstårnet: l’architettura sostenibile sotto la lente di BG4SDGs-Time to Change
Il Mjøstårnet: l’architettura sostenibile sotto la lente di BG4SDGs-Time to Change
02 maggio 2022#Sustainability

Il Mjøstårnet: l’architettura sostenibile sotto la lente di BG4SDGs-Time to Change

Il Mjøstårnet è il più alto grattacielo in legno al mondo

Le tranquille acque del lago Mjøsa sono circondate da verdi colline nella cui vegetazione si mimetizzano poche e sparute abitazioni. Tra queste ce n’è però una che svetta alta nel cielo, quasi a volersi rendere visibile da ogni punto della vallata. Si tratta del Mjøstårnet, un grattacielo di 18 piani e 85,4 metri d’altezza che sta attirando l’attenzione del mondo per una sua particolarità: è costruito interamente in legno.

Parte da qui, a un centinaio di chilometri di distanza dalla capitale norvegese di Oslo, il racconto del quinto episodio di “BG4SDGs – Time to Change”, il progetto ideato insieme a Stefano Guindani per raccontare lo stato dell’arte dell’Agenda Onu 2030. Il grattacielo norvegese diventa quindi il soggetto da cui l’obiettivo del fotografo prende spunto per indagare a che punto è il percorso di raggiungimento del Sustainable Development Goals (SDGnumero 11 “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili”.

Inaugurato il 15 marzo 2019, il Mjøstårnet è attualmente il più alto grattacielo in legno al mondo. E anche se prossimamente il suo primato sarà superato, la sua eredità è già scolpita nella storia dell’architettura mondiale. Il suo corpo è infatti composto da oltre 2.700 metri cubi di legno ricavato dalle foreste dell’area in cui sorge e in grado di assorbire fino a 1.700 tonnellate di CO2. Gli alberi potati per dar vita alla costruzione del grattacielo sono stati sostituiti da altri due alberi: in pratica, il Mjøstårnet può essere considerato come una foresta all’interno di una foresta.

L’idea che ha portato alla costruzione di questo grattacielo norvegese è ancora una goccia nel grande oceano rappresentato dal settore edilizio globale. Qualcosa, però, sta iniziando a smuoversi. La tecnica usata per edificare il Mjøstårnet, infatti, prevede la totale assenza di utilizzo di qualunque forma di cemento e acciaio. Inoltre, ogni metro cubo di tronchi impiegato nella struttura contribuisce a sottrarre ben 0,9 tonnellate di anidride carbonica nell’aria. In altre parole, questa attività edile non solo non genera emissioni, ma addirittura contribuisce a ridurle fungendo da bacino di stoccaggio. In un mondo alla costante ricerca di soluzioni efficaci per contrastare il cambiamento climatico, il Mjøstårnet si propone quindi come vero e proprio elemento disruptive per una rivoluzione sostenibile che parte dall’edilizia per estendersi all’ambiente.

Trovarsi di fronte al Mjøstårnet appaga la vista e si ha anche la sensazione di essere partecipi dell’inversione di rotta verso una meta ecologista. L’interno e l’esterno del grattacielo regalano la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di contiguo con l’ambiente circostante, quasi fosse una estensione della natura stessa. Credo che questa sia la direzione che dovranno prendere le costruzioni del futuro, per essere sempre più sostenibili dal punto di vista architettonico, estetico, visivo e ambientale” ha commentato Stefano Guindani, fotografo e curatore di BG4SDGs – Time to Change.

Il progetto

Presentato lo scorso 15 settembre 2021 a Milano, BG4SDGs – Time to Change proseguirà ora per altri 12 mesi al fine di approfondire tutti i 17 SDGs dell’Agenda ONU 2030. Per ciascuno di essi, la chiave adottata dal fotografo sarà duplice: da un lato si punta ad evidenziare l’azione negativa dell’uomo sull’ambiente e sulla comunità, dall’altro come lo stesso genere umano abbia invece una straordinaria capacità di recupero attraverso soluzioni innovative e sostenibili. Nella sua ricerca, Guindani spazierà oltre i confini italiani ricercando casi critici e situazioni di eccellenza anche all’estero: Brasile, Norvegia e Australia, ma anche Stati Uniti, Turchia e Kenya. Ad affiancarlo c’è un accompagnatore d’eccezione come Alberto Salza, antropologo tra i più apprezzati a livello internazionale, che curerà i testi del progetto e suggerirà alcuni dei progetti da monitorare.

Galleria

Stefano Guindani Stefano Guindani
Trovarsi di fronte al Mjøstårnet appaga la vista e si ha anche la sensazione di essere partecipi dell’inversione di rotta verso una meta ecologista. L’interno e l’esterno del grattacielo regalano la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di contiguo con l’ambiente circostante, quasi fosse una estensione della natura stessa. Credo che questa sia la direzione che dovranno prendere le costruzioni del futuro, per essere sempre più sostenibili dal punto di vista architettonico, estetico, visivo e ambientale

Condividi