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Il 2025 delle commodity: non è tutto oro quel che luccica
11 June 2025#WeeklyWatch

Il 2025 delle commodity: non è tutto oro quel che luccica

L’indice delle materie prime da inizio anno è in rialzo, ma un esame più approfondito rivela che la performance viene in gran parte dalla debolezza del dollaro Usa e diversità di trend. Si salva il metallo giallo, porto sicuro in tempi d’incertezza, insieme agli altri preziosi.

La prima metà del 2025 sembra avviarsi verso una conclusione positiva per l’asset class delle commodity, con l’indice generale Bloomberg in rialzo da inizio anno del 6,5%, dopo i rialzi del 2024. Guardando più da vicino, tuttavia, appare evidente come il quadro non sia così semplice e positivo come appare a prima vista.

Il rialzo dell’indice è in gran parte dovuto all’indebolimento del dollaro, dato che la maggior parte delle materie prime vengono prezzate nella valuta Usa, che da inizio anno perde circa il 10% rispetto al dollaro. Il risultato è che “per gli investitori dell’area euro il bilancio resta in territorio negativo, nonostante la performance positiva delle commodity sui mercati internazionali”, spiega Corrado Cominotto, responsabile Gestioni Patrimoniali attive di Banca Generali.

Anche lo spaccato tra i vari segmenti delle commodity rivela una certa diversità di performance tra metalli preziosi, industriali, materie prime agricole ed energetiche. “All’interno dell’indice si evidenzia una profonda divaricazione settoriale con il comparto dei metalli preziosi in rialzo di oltre il 25% e la restante parte in rialzo di appena l’1%”, sottolinea Cominotto.

Metalli preziosi, un rally ormai pluriennale

Alla base della forte performance dell’indice delle materie prime c’è, come detto, il rally ormai di lungo periodo dei metalli preziosi, a cominciare dal più famoso, l’oro. La ormai pluriennale ascesa dell’oro è continuata con un rialzo del 27% da inizio anno, spinta dalla ricerca di sicurezza di fronte alle numerose incertezze geopolitiche, commerciali ed economiche degli ultimi anni. A questo rally “concorrono anche fattori ciclici, come il già citato deprezzamento del dollaro, e strutturali, caratterizzati dall’esigenza da parte delle principali banche centrali del mondo emergente (come Cina e India) di ridurre il peso dei titoli di Stato americani nei loro bilanci, a favore di una riserva di valore, come il metallo giallo. L’oro, infatti, è un asset di riserva ma a differenza del dollaro e dei Treasury non è soggetto a decisioni unilaterali di congelamento delle riserve da parte di stati terzi. come avvenuto nei confronti della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina”, spiega il gestore di Banca Generali.

Nel panorama dei metalli preziosi il 2025 è stata la riscoperta di altri asset come argento, platino e palladio, i quali si sono accodati al rally constante dell’oro degli ultimi mesi. Da inizio anno, questi metalli hanno messo a segno performance significative, con rialzi compresi tra il 17 ed il 31%.

A catalizzare l’attenzione degli investitori è stato il ritorno d’interesse per il rapporto relativo tra i prezzi di questi metalli e quello dell’oro, il quale ha toccato livelli estremamente bassi, in alcuni casi ai minimi da decenni. Questo equilibrio storico ha riacceso le strategie di ribilanciamento e ha favorito un’ondata di acquisti, contribuendo al rally congiunto”, spiega Cominotto.

Le altre materie prime

L’universo delle materie prime industriali, con un +4,5% da inizio anno, non mostra una performance brillante se lo si “depura” dell’effetto valutario della debolezza del dollaro. Commodity come il minerale di ferro restano deboli a causa delle incertezze sul trend di fondo dell’economia manifatturiera globale, minacciata dalle tensioni commerciali innescate dallo spettro dei dazi di Trump. Il segmento “ha visto il rame (+21%) come unico punto di rilievo, sostenuto dal tema di lungo termine dell’elettrificazione”, spiega Cominotto.

Anche le materie prime energetiche si sono confermate deboli da inizio anno, con prezzi pressoché invariati e con il petrolio in negativo del 5-6%. Per l’oro nero, “ai timori sul fronte della domanda mondiale si sono aggiunti quelli sul lato dell’offerta, con il cartello Opec+ che ha iniziato il rientro dalla precedente politica di tagli alla produzione per mantenere elevati i prezzi”, continua il gestore di Banca Generali.

Complessivamente stabili anche le materie prime agricole, tradizionalmente influenzate da specifici fattori meteo e geopolitici, più che macroeconomici. Infatti, negli ultimi mesi non si sono verificati particolari condizioni di stress dal punto di vista meteorologico”, aggiunge Cominotto. L’impatto del deprezzamento del dollaro non ha però perdonato neppure l’indice delle materie prime agricole, pari a circa -10%.

Conclusioni

Lo spaccato del settore rivela quindi come dietro a un numero in apparenza positivo dell’indice generale si nascondano performance più sfaccettate e un impatto decisivo della valuta di riferimento, in grado di annullare i guadagni per investitori che non hanno come divisa di riferimento il biglietto verde.

Nel complesso “la natura molto diversificata dell’asset class commodity e la presenza di driver molto diversi e talvolta imprevedibili per le performance fanno in modo che questi asset abbiano una capacità di diversificazione unica, ma anche una grande suscettibilità a un ampio ventaglio di possibili rischi e un’alta volatilità dei prezzi. Per questo motivo per includere l’investimento in materie prime all’interno del portafoglio è bene affidarsi a una gestione attiva e professionale, in grado di mitigarne i rischi”, conclude Cominotto.

Corrado Cominotto, responsabile Gestioni Patrimoniali attive di Banca Generali Corrado Cominotto, responsabile Gestioni Patrimoniali attive di Banca Generali
All’interno dell’indice si evidenzia una profonda divaricazione settoriale con il comparto dei metalli preziosi in rialzo di oltre il 25% e la restante parte in rialzo di appena l’1%. Inoltre, a causa dell'indebolimento sottostante del dollaro, per gli investitori dell’area euro il bilancio resta in territorio negativo, nonostante la performance positiva delle commodity sui mercati internazionali

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