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Trimestrali, banche e tech sotto i riflettori tra dazi e incertezze sulla crescita
30 April 2025#WeeklyWatch

Trimestrali, banche e tech sotto i riflettori tra dazi e incertezze sulla crescita

La reporting season è iniziata su entrambe le sponde dell’Atlantico, con il 75% delle società che ha superato le attese degli analisti. Tra i migliori titoli le grandi banche, mentre il tech rallenta pur senza fermarsi. Ma gli occhi sono puntati sul futuro impatto delle tariffe di Trump

La stagione delle trimestrali è entrata nel vivo a livello globale e quella in corso è una delle “reporting season” più osservate a memoria recente, per le indicazioni che i conti, le guidance e le conference call delle grandi società quotate, americane ed europee, potranno dare sull’andamento dell’economia. Le prospettive di crescita a livello tanto regionale quanto globale sono infatti estremamente incerte a causa delle politiche economiche e commercialidell’amministrazione Trump negli Stati Uniti, alcune annunciate, altre già attuate.

La stagione dei risultati del primo trimestre 2025 si svolge in un contesto caratterizzato dal calo delle aspettative di crescita sia negli Stati Uniti sia in Europa. Secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale, le proiezioni di crescita del PIL reale sono state riviste al ribasso rispetto a gennaio 2025, attestandosi rispettivamente per Stati Uniti ed Eurozona al +1.1% e  al +0,9%, con una diminuzione dello 0,9% per gli USA e del 0,2% per il Vecchio Continente. I dazi americani hanno causato questa revisione delle stime di crescita, oltre a una forte dose di incertezza sui mercati”, spiega Andrea Mongardini, portfolio manager di Banca Generali.

Le attese

Questa settimana sono attesi i risultati di circa 180 società dell’indice S&P 500 americano, mentre un numero quasi equivalente ha già comunicato le proprie trimestrali nelle scorse sedute.

Parallelamente alle attese sulla crescita economicasono state riviste al ribasso le previsioni di crescita dei profitti delle società per il 2025, abbassando le stime di crescita di circa due punti percentuali rispetto all’inizio dell’anno, al 10% per gli USA (con il primo trimestre in particolare atteso in crescita del 7,2%) e al 3,4% per l'Europa”, sottolinea Mongardini.

Delle quasi 200 imprese dell'S&P 500 che hanno già comunicato i risultati trimestrali, il 75% ha superato le attese. Tuttavia, in base ai dati LSEG, quasi 100 hanno espresso una guidance negative.

Tuttavia, “alcuni settori hanno mostrato segnali positivi, in particolare quello bancario e quello tecnologico”, aggiunge il gestore di Banca Generali.

Le grandi banche

Tra le prime società a riferire i risultati, come da tradizione, ci sono state le grandi banche americane di Wall Street. Le incertezze non sembrano aver intaccato i risultati delle società finanziarie in questo primo trimestre del 2025, con 17 delle 21 maggiori società americane del settore che ha riportato un aumento su base annua dei profitti, in base ai dati riferiti da Fitch Ratings. Questo risultato, aiutato dai ricavi da trading che hanno beneficiato della crescente volatilità sul mercato, non ha però impedito al management delle banche di suonare l’allarme sulle incertezze scaturite dalla politica commerciale di Donald Trump.

Anche dall’altro lato dell’Atlantico, le banche non hanno finora deluso (HSBC ha battuto le attese con 7,8 miliardi di dollari di utile pre-tasse, mentre Deutsche Bank ha visto un balzo del risultato netto del 39% su base annua, e anche UBS e Barclays hanno superato le stime) e anche le attese sugli istituti che ancora non hanno riportato sono positive.

In Italia, gli analisti vedono per alcune istituzioni come Intesa Sanpaolo e UniCredit utili netti ai massimi storici, vicini ai 9 miliardi per entrambe le società sull’intero 2025. Questi risultati rafforzano la scelta di investimento strategica nel settore bancario, a maggior ragione se si considera che i titoli finanziari trattano con un rapporto tra prezzo e utili (P/E) di circa 8 volte, significativamente inferiore rispetto alla media di mercato di circa 15 volte, offrendo così un'opportunità interessante”, aggiunge Mongardini.

Big Tech

Per quanto riguarda il settore tecnologico, con particolare riferimento agli Stati Uniti, le stime di crescita degli EPS per il 2025 si attestano poco sotto al 20%.

Andando ad analizzare i Magnifici 7, i titoli che più di tutti gli altri hanno trascinato la performance del mercato negli ultimi anni, ma che da inizio anno a fine aprile sono in calo del 20% circa (in euro), gli analisti prevedono una crescita dei profitti del 15% nel primo trimestre 2025, un dato inferiore rispetto al tasso di crescita dell'anno precedente. Nonostante i loro utili continuino a crescere più velocemente rispetto al resto dell'S&P 500, il divario si sta riducendo”, continua Mongardini.

Fa storia a sé Tesla, che ha invece registrato un vero e proprio crollo dell’utile netto del 71% e ricavi in calo del 9%. Un risultato che, seppur con le peculiarità del caso legate alle numerose controversie del fondatore e Ceo Elon Musk, la accomuna più al settore auto in difficoltà (a causa della prospettiva dei dazi) che a quello tech.

L’impatto dei dazi

L’incertezza sulla politica commerciale è stata al centro di numerosi commenti durante le conference call di commento ai risultati finanziari trimestrali.

Adidas, come altre società di beni di consumo e di lusso (ad esempio Ferrari) ha avvertito che a causa dei dazi aumenterà i prezzi dei suoi prodotti sul mercato americano.

HSBC, anche una delle maggiori banche al mondo nel settore dei finanziamenti al commercio internazionale, ha lanciato un chiaro allarme su come gli effetti globali delle azioni tariffarie di Trump potrebbero danneggiare anche gli istituti di credito, riducendo la domanda di prestiti e la fiducia delle imprese.

Più positivo il giudizio di un colosso del Made in USA, Coca-Cola. L'azienda prevede che l'impatto della guerra commerciale sarà ‘gestibile’ quest'anno, anche se sottolinea un primo indebolimento nella domanda di alcune fasce di consumatori.

In questo panorama, “la dispersione nei risultati societari, le incertezze sull’impatto dei dazi e il forte differenziale in termini di performance da inizio anno tra il mercato azionario americano (-14% circa in euro) e quello europeo (+5% circa), insieme all’elevata volatilità presente sui principali listini azionari a livello globale, rendono ancora più cruciale avvalersi di una consulenza finanziaria professionale, che guidi gli investitori attraverso le complessità del mercato, aiutandoli a ottimizzare i loro portafogli”, conclude Mongardini.

Andrea Mongardini, portfolio manager di Banca Generali Andrea Mongardini, portfolio manager di Banca Generali
La stagione dei risultati del primo trimestre 2025 si svolge in un contesto caratterizzato dal calo delle aspettative di crescita sia negli Stati Uniti sia in Europa. I dazi americani hanno causato questa revisione delle stime di crescita, oltre a una forte dose di incertezza sui mercati

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