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AI alle prese con lo spettro ‘bolla’
10 October 2025#WeeklyWatch

AI alle prese con lo spettro ‘bolla’

Numerosi osservatori avvertono che l’entusiasmo sul mercato per il settore dell’Intelligenza Artificiale potrebbe essere eccessivo e che una correzione delle (alte) valutazioni potrebbe essere all’orizzonte. Ma le differenze con altre ‘bolle’ del passato, come quella di Internet, non mancano

Intelligenza artificiale e bolla di mercato. Due espressioni che sempre più spesso vengono associate nella discussione sui mercati finanziari internazionali. E il nome dell’ultimo commentatore a fare questo accostamento non è di quelli che si può ignorare: Jeff Bezos. Il patron di Amazon, in occasione della Italian Tech Week, ha parlato di “bolla industriale” offrendo una prospettiva positiva sul futuro del settore e sul suo impatto sull’economia in generale, ma sottolineando che l’euforia del momento rende difficile distinguere tra “buone idee e cattive idee” e che in tali fasi il valore “dei titoli azionari spesso si distacca dai fondamentali”.

Le parole di Bezos sono solo le ultime di una serie di voci che hanno predicato prudenza sul settore AI in Borsa. Dal numero uno di Goldman Sachs, David Solomon, che ha parlato di una possibile correzione del settore nei prossimi mesi, pur rifiutando di usare il termine “bolla”, a Sam Altman, Ceo di OpenAI, che ha accostato l’entusiasmo attuale sul segmento AI a quello dei primi anni 2000 che diede avvio alla cosiddetta “bolla dot-com”, o “bolla di Internet”.

Il precedente della bolla di Internet

Il confronto è con l’euforia del periodo tra il 1997 e il 2001, durante il quale le aziende con un business legato alla diffusione dell’utilizzo di Internet conobbero una crescita vertiginosa in termini di valutazione di mercato. L’euforia collettiva spinse gli investimenti anche in società prive di un modello di business solido o di reali prospettive di redditività. Quando il mercato cominciò a rendersi conto che gran parte di queste società non era in grado di generare utili e che le valutazioni erano gonfiate rispetto ai fondamentali, si verificò una drastica inversione di tendenza. Tra il 2000 e il 2001, la bolla scoppiò: il valore dei titoli tecnologici crollò improvvisamente, determinando il fallimento di molte aziende e ingenti perdite per gli investitori.

Molti osservatori delineano un parallelo tra la “bolla dot-com” e l’attuale euforia dell’investimento sul settore dell’AI, ma sebbene ci siano somiglianze tra l’entusiasmo di oggi sull’intelligenza artificiale e quello di fine anni ’90 su Internet, non mancano le differenze sostanziali.

Una crescita “reale”

A differenza del passato e in particolare del caso spesso citato della bolla dot-com, va fatta forte distinzione fra quei players per cui il rally è supportato da un buon livello di crescita di ricavi e di utili, tanto realizzata quanto attesa e quelli per cui l’espansione dei multipli é giustificata e giustificabile nel medio periodo. Le valutazioni per alcune societá sono certamente elevate, ma i multipli di colossi come NVIDIA affondano le radici in risultati da record sia sul fronte del fatturato sia sul fronte dei margini. E con solide prospettive per una prosecuzione di questo trend”, spiega Luigi Capezzone, Co-Chief Investment Officer, Head of Investment Strategies and Solutions di BG Fund Management Luxembourg.

Il gigante dei chip guidato dall’ormai iconico Jen-Hsun Huang, infatti, solo nell’ultimo trimestre ha visto una crescita dei ricavi del 56% su base annua, a 46,7 miliardi di dollari. L’utile netto è salito anch’esso del 59% a/a, attestandosi a 26,4 miliardi di dollari. Microsoft, tra le big tech che più stanno beneficiando del trend AI, ha visto ricavi in crescita del 18% a 76 mld di dollari e utili per 27,2 mld (+24% a/a). E anche l’impresa simbolo della rivoluzione dell’intelligenza artificiale, OpenAI, non ancora quotata e fino a pochi mesi fa basata interamente su un modello no-profit, avrebbe già realizzato ricavi per 4,3 miliardi di dollari nel primo semestre 2025 (più di quanto fatto fatturato nell’intero 2024), secondo indiscrezioni di stampa.

Un mare di investimenti

Risultati da record spinti da un trend di investimenti altrettanto imponente e che, a sua volta, ha fatto sollevare alcuni dubbi sulla sostenibilità di tale spesa per investimenti in conto capitale (Capex) e sulla loro capacità di generare un sufficiente ritorno sull’investimento. Una situazione anche in questo caso simile a un esempio del passato, la bolla della società di telecomunicazioni (TLC) scoppiata subito dopo quella dot-com nel 2001. Anche in questo caso, tuttavia, alcuni elementi consentono di mantenere un certo ottimismo.

Attenzione va fatta rispetto alle modalitá con cui sono finanziate questi investimenti: in gran parte ancora finanziati attraverso cassa, ma si inizia a vedere anche qualche eccesso di debito tanto pubblico quanto privato che sul medio periodo rischia di appesantire eccessivamente i bilanci delle societá tech. Questo effetto é peró bilanciato da un forte incentivo fiscale da parte del governo statunitense, che considera la corsa all’AI come una priorità strategica di lungo periodo e sembra quindi orientato a sostenerne lo sviluppo negli anni a venire, in un’ottica di competizione con la Cina. Pechino a sua volta sta investendo nel settore AI in modo importante, per non restare indietro rispetto ai rivali americani”, sottolinea Capezzone.

Il valore della gestione attiva

Questo non significa che il settore sia destinato a crescere in modo indistinto e senza rallentamento, avverte l’esperto di BG FML, società di gestione del gruppo Banca Generali.

Le valutazioni sono indubbiamente elevate in tutto il segmento AI e tech e questo fenomeno si estende a startup e small caps che stanno raccogliendo molto capitale e trattano su multipli altissimi, senza aver generato ricavi significativi che li giustifichino. Per questo è importante saper distinguere tra queste realtà spinte in gran parte dall’entusiasmo e quelle che invece giustificano i multipli elevati con una crescita reale del loro business. Una selezione per cui è necessaria una gestione attiva e professionale, in grado di diversificare ed estrarre il massimo valore dalle asset class e al contempo ridurre il rischio e il potenziale impatto della volatilità se davvero una correzione del mercato fosse all’orizzonte”, conclude Capezzone.

Luigi Capezzone, Co-Chief Investment Officer, Head of Investment Strategies and Solutions di BG Fund Management Luxembourg Luigi Capezzone, Co-Chief Investment Officer, Head of Investment Strategies and Solutions di BG Fund Management Luxembourg
A differenza del passato e in particolare del caso spesso citato della bolla dot-com, va fatta forte distinzione fra quei players per cui il rally è supportato da un buon livello di crescita di ricavi e di utili, tanto realizzata quanto attesa e quelli per cui l’espansione dei multipli é giustificata e giustificabile nel medio periodo. Le valutazioni per alcune societá sono certamente elevate, ma i multipli di colossi come NVIDIA affondano le radici in risultati da record sia sul fronte del fatturato sia sul fronte dei margini. E con solide prospettive per una prosecuzione di questo trend

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