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Occhio alla ‘rotazione’: la lezione di novembre sulle Borse
04 December 2025#WeeklyWatch

Occhio alla ‘rotazione’: la lezione di novembre sulle Borse

Il mese appena concluso non è stato noioso per i mercati. Gli indici azionari sono stati nervosi e gli investitori hanno ridotto l’esposizione ai grandi titoli tech per puntare su chi era rimasto indietro da inizio anno, dalle utilities ai farmaceutici

Il mese di novembre 2025 ha sicuramente fatto vivere emozioni forti agli investitori. Dopo mesi in cui le aziende tecnologiche sembravano imbattibili, grazie all’entusiasmo per l’intelligenza artificiale e a una pioggia di liquidità, qualcosa è cambiato. I mercati sono diventati nervosi e il mese ha saputo riservare tensioni e sorprese a operatori e osservatori.

Le banche centrali hanno iniziato a parlare in modo diverso: la Federal Reserve ha abbassato i tassi di interesse di poco, ma ha fatto capire che non si può andare avanti così all’infinito. La BCE, invece, ha scelto la prudenza, lasciando i tassi fermi e facendo intendere che non ci saranno sorprese a breve. Questa nuova atmosfera ha costretto chi investe a ripensare le proprie strategie”, spiega Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali.

Questo ripensamento si è tradotto in buona parte in una “rotazione”, con gli investitori che hanno ridotto le posizioni sui titoli che hanno corso di più nelle ultime settimane, come i giganti del tech, per puntare sulle azioni di aziende più ‘tradizionali’.

Non bastava più puntare sui soliti nomi: serviva essere più selettivi e tornare a guardare quei settori che spesso vengono trascurati, come quelli ciclici e difensivi. All’inizio del mese, gli indici globali erano in crescita, ma il modo in cui si muovevano era molto diverso rispetto al passato”, prosegue Longhi.

In Europa, lo Stoxx 50 è salito gradualmente, mentre il FTSE MIB ha raggiunto nuovi record, dimostrando di essere tra le borse più vivaci d’Europa. Nel Vecchio Continente, le banche e le industrie hanno guidato la carica, mentre il settore energetico ha fatto vedere più alti e bassi.

Il clima generale era fatto di speranza, ma anche di cautela: tutti cercavano valore, ma senza correre rischi inutili”, commenta il gestore di Banca Generali.

Negli Stati Uniti, la storia è stata altrettanto interessante. Dopo un ottobre da “bull market”, novembre ha visto il ritorno delle piccole aziende e dei settori ciclici, che hanno ripreso il centro della scena dopo mesi di dominio tecnologico. Anche qui, la Federal Reserve ha mantenuto un tono più serio, lasciando intendere che presto potrebbe fermare il suo percorso di taglio dei tassi. Ne è seguita una sorprendente rotazione settoriale ha premiato chi era rimasto indietro.

In Europa, oltre alle banche e agli industriali, sono tornati in auge i titoli difensivi, le società che pagano dividendi e soprattutto i farmaceutici. Giganti come Roche e Bayer hanno brillato, con rialzi rispettivamente del 18% e del 13%.

La motivazione della sovraperformance del settore farmaceutico e utilities risiede nella natura difensiva di questi settori e nella loro capacità di generare flussi di cassa stabili anche in contesti di incertezza. I farmaceutici hanno beneficiato di una domanda strutturalmente resiliente, legata all’invecchiamento della popolazione e all’innovazione terapeutica. Inoltre, le trimestrali hanno confermato margini elevati e pipeline solide, con particolare attenzione ai farmaci innovativi e alle terapie per malattie croniche. Gli investitori hanno premiato aziende con pricing power e capacità di trasferire i costi senza compromettere la domanda”, sottolinea Longhi.

Al contempo le utilities hanno continuato a offrire stabilità e dividendi generosi, “qualità molto apprezzate in una fase di volatilità e di riduzione della liquidità. La transizione energetica e gli investimenti in infrastrutture hanno aggiunto un ulteriore elemento di appeal, rendendo il settore non solo difensivo ma anche strategico per il medio termine. In sintesi, farmaceutici e utilities hanno incarnato il mix ideale di resilienza, visibilità sugli utili e capacità di remunerare gli azionisti, caratteristiche che diventano preziose quando il mercato smette di correre dietro alle valutazioni estreme e torna a privilegiare la solidità”, prosegue il gestore di Banca Generali.

Tuttavia, il contesto resta complesso da decifrare per gli investitori, nonostante le Borse siano tornate a trattare sui massimi dopo le fasi di nervosismo di novembre.

Le valutazioni sono elevate in molti comparti, e la riduzione della liquidità implica che il rally di fine anno non sarà generalizzato. Gli analisti concordano su un punto: la selettività sarà cruciale. I settori ciclici (industriali, trasporti) e difensivi (healthcare, utilities) continueranno a essere al centro dell’attenzione, insieme a opportunità nei mercati emergenti”, sottolinea Longhi.

Guardando avanti, quello che succederà a dicembre e nei primi mesi del 2026 dipenderà dalle mosse delle banche centrali e dai dati economici.

La stagionalità potrebbe aiutare i mercati, ma la protezione è limitata. Gli investitori dovranno bilanciare tra titoli ‘growth’ e ‘value’, tenendo sempre d’occhio le decisioni di Fed e BCE. In fondo, novembre ci ha insegnato che i mercati sono dinamici e che le rotazioni settoriali possono cambiare tutto in poco tempo. Anche i titoli ‘ritardatari’, spesso ignorati, possono sorprendere quando il vento cambia. La lezione per chi investe? Non inseguire solo i leader, ma cerca il valore dove spesso si nasconde, con il supporto della gestione attiva”, conclude Longhi.

Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali Luca Longhi, Head of Total Return Portfolio di Banca Generali
"Novembre ci ha insegnato che i mercati sono dinamici e che le rotazioni settoriali possono cambiare tutto in poco tempo. Anche i titoli ‘ritardatari’, spesso ignorati, possono sorprendere quando il vento cambia. La lezione per chi investe? Non inseguire solo i leader, ma cerca il valore dove spesso si nasconde, con il supporto della gestione attiva"

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