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Il ritorno di Hong Kong trascina l’azionario cinese?
01 October 2025#WeeklyWatch

Il ritorno di Hong Kong trascina l’azionario cinese?

Dopo alcuni anni in cui sembrava aver perso buona parte del suo appeal, il mercato azionario dell’ex colonia britannica è tornato alla ribalta, con performance, volumi e IPO che ne fanno l’invidia di molti altri mercati internazionali. Ma il trend potrebbe essere in procinto di allargarsi a tutta la Cina

Hong Kong è tornata sulla scena dei grandi centri finanziari globali, grazie a un mercato azionario in grande fermento, che ha visto una performance di tutto rispetto nel 2025 (con l’indice Hang Seng a +36% da inizio anno), sostenuta da una forte ripresa dei volumi di scambio e quotazioni che secondo le stime di Bloomberg dovrebbero raccogliere oltre 22 miliardi di dollari nel corso dell’anno, record dal 2021.

Un successo su cui non tutti avrebbero scommesso negli scorsi anni, a causa della stagnazione dei mercati finanziari cinesi che, a fasi alterne, è proseguita dal 2015 al 2025. Hong Kong sembrava aver perso parte del suo storico appeal di centro finanziario cosmopolita anche per la crescente attenzione del governo centrale di Pechino, che negli anni ha ridotto gli spazi di autonomia amministrativa di cui godeva l’ex-colonia britannica. Un trend arrivato al culmine con i rigidi lockdown del periodo Covid.

Il ritorno di Hong Kong

Il primo catalizzatore della ripresa è arrivato lo scorso anno, quando le autorità di regolamentazione finanziaria di Pechino hanno varato una serie di normative dirette a stimolare le quotazioni sul mercato di Hong Kong da parte delle società cinesi. Un passo che ha attirato numerose IPO e listing secondari sul mercato dell’ex colonia: l’esempio più evidente è Contemporary Amperex Technology, (CATL), il gigante delle batterie per autoveicoli elettrici e sistemi di accumulo di energia. Ma il vero volano è stato il boom dell’Intelligenza Artificiale anche in Cina, un trend sostenuto dal governo di Pechino, che ha indirizzato verso il settore investimenti significativi per non restare indietro rispetto agli Usa nella corsa all’AI.

La borsa di Hong Kong è stata sicuramente “ben posizionata per beneficiare del trend ormai pervasivo dell’Intelligenza Artificiale; DeepSeek, che ha sviluppato modelli AI avanzati con risorse limitate, ha già avuto un impatto significativo sulla sovraperformance delle Big Tech di Hong Kong e le prospettive restano rosee; aziende come Alibaba, Tencent e Baidu hanno recentemente raddoppiato gli investimenti nell’AI, accelerando la competizione globale”, spiega Alessio Enrico Gerbella, Responsabile Gestioni Patrimoniali Family Office di Banca Generali.

Non solo Hong Kong

Ma in generale, dopo oltre dieci anni di oblio quasi, è tutto l’azionario cinese a essere “recentemente tornato nel radar degli investitori, sia internazionali che domestici. I primi guardano infatti alla Cina spinti dalla necessità di una maggiore diversificazione geografica dei loro portafogli azionari, finora troppo concentrati sugli asset americani e sul dollaro”, prosegue Gerbella.

Una concentrazione vincente negli anni dello strapotere dei Magnifici 7, ma che si è invece dimostrata molto dannosa nel primo trimestre del 2025. Negli scorsi mesi “si è verificata un’imponente rotazione di capitali fuori dagli USA verso geografie fino ad allora sottoperformanti, tra cui l’Europa e i mercati Emergenti, mentre il conseguente deprezzamento del dollaro ha magnificato le perdite di periodo”, continua il gestore di Banca Generali. E una vulnerabilità che gli investitori vogliono eliminare attraverso la diversificazione.

Nonostante la sovraperformance dell’equity cinese nel 2025 finora, questo risulta ancora a sconto rispetto agli altri mercati e, spiega Gerbella, “potrebbe beneficiare di tutti gli interventi pro-ciclici messi in atto dalle Autorità negli anni recenti e della diffusione dell’Intelligenza Artificiale”.

Il ruolo degli investitori cinesi

Oltre agli investitori esteri, l’azionario cinese è stato oggetto di crescente interesse anche da parte dei risparmiatori domestici, tornati verso i mercati dell’equity dopo alcuni anni di prudenza. Una scelta fatta “per la sostanziale mancanza di alternative, con i rendimenti obbligazionari ai minimi storici e il mercato immobiliare che non da segnali di ripresa. Il potenziale supporto all’azionario dell’area dato dai flussi domestici è decisamente importante visto che i risparmi dei cinesi hanno visto una crescita esponenziale negli ultimi anni e sono oggi ai massimi storici. Se anche solo una parte di questi capitali fosse dirottata sui mercati finanziari, la spinta al rialzo sarebbe evidente”, sottolinea Gerbella.

La fiducia dei risparmiatori cinesi è un fattore cruciale e molti osservatori si attendono un netto miglioramento grazie agli effetti sull’economia dei suddetti interventi delle Autorità negli anni post-Covid.

I primi incoraggianti segnali in tal senso sono ravvisabili nella recente accelerazione di nuove aperture di depositi azionari da parte dei risparmiatori cinesi a cui corrisponde una contrazione dei depositi in conto corrente. Anche l’aumento degli scambi sulle azioni cinesi, dopo circa dieci anni di volumi marginali, è tra le prove più significative del ritorno di interesse degli investitori verso questa geografica ritardataria”, conclude il gestore.

Alessio Enrico Gerbella, Responsabile Gestioni Patrimoniali Family Office di Banca Generali Alessio Enrico Gerbella, Responsabile Gestioni Patrimoniali Family Office di Banca Generali
I primi incoraggianti segnali in tal senso sono ravvisabili nella recente accelerazione di nuove aperture di depositi azionari da parte dei risparmiatori cinesi a cui corrisponde una contrazione dei depositi in conto corrente. Anche l’aumento degli scambi sulle azioni cinesi, dopo circa dieci anni di volumi marginali, è tra le prove più significative del ritorno di interesse degli investitori verso questa geografica ritardataria

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