Nel corso del semestre “si è assistito ad una sostanziale divergenza in termini di performance tra il mercato azionario europeo e quello statunitense. I due indici di riferimento, l’MSCI Europe e l’S&P 500 hanno chiuso il periodo rispettivamente in guadagno del 9,4% e in perdita del 6,5% circa in euro”, spiega Andrea Mongardini, portfolio manager di Banca Generali.
A tale differenziale di performance, spiega l’esperto, “ha contribuito sensibilmente il deprezzamento del dollaro americano nei confronti dell’euro. In particolare, il cambio euro-dollaro è passato da 1.03 a 1.175 con una svalutazione del 13,5% circa”. Senza l’effetto valutario, l’indice di riferimento di Wall Street è in guadagno di circa il 6,5%, mentre il Nasdaq segna +7%.
“Dopo un lungo periodo di sottoperformance l’Eurozona ha fatto meglio degli Stati Uniti grazie a valutazioni più attraenti e alla minor fiducia da parte degli investitori riguardo all’amministrazione Trump. In tale contesto gli investitori a livello globale, vista l’incertezza derivante dalla politica interna ed estera dell’amministrazione Trump e complice anche un peggioramento della fiducia dei consumatori e una revisione al ribasso delle stime di crescita da parte della Federal Reserve ( passate per l’anno in corso dal 2,1% all’1,4%), hanno diversificato i propri portafogli al di fuori degli USA”, spiega Mongardini.
Il principale beneficiario di questa riallocazione del capitale è stato il Vecchio Continente, trainato in particolar modo dall’annuncio nel mese di febbraio del maxi-stimolo fiscale tedesco, pari a circa 800 miliardi di euro in dieci anni in favore del riarmo e delle infrastrutture. In particolare, a sovraperformare sono stati il settore bancario (+33%) e quello industriale (+17,8%). “Il primo ha beneficato degli utili record fatti registrare dagli istituti di credito; il secondo dagli investimenti che si renderanno necessari per concretizzare lo stimolo fiscale tedesco”, sottolinea il gestore di Banca Generali.
La forte performance del settore finanziario ha portato l’indice italiano Ftse Mib a essere tra i migliori performer tra i mercati azionari europei, segnando da inizio anno un +15% che colloca Milano tra le migliori piazze europee, riportando su livelli che non vedeva dal 2007.
Tra i mercati emergenti, l’azionario cinese si è distinto chiudendo il periodo a +4,5% circa in euro “grazie in particolar modo alla performance del settore tecnologico, primo obiettivo di crescita del governo cinese”, fa notare Mongardini. Tra gli emergenti spiccano anche l’India (+8% per il Nifty 50 di Mumbai) e il Brasile (+15% per l’indice Bovespa).