Complice la debolezza del dollaro si allentano le pressioni sui mercati emergenti. Accade sicuramente in Borsa dove l’indice dedicato è balzato la scorsa settimana di circa il 5% sulla scia di Hong Kong: un trend che sta proseguendo in questi giorni. Per quanto riguarda l’indice MSCI Emerging Market (in EUR) la performance dal 14 al 28 luglio è pari al 3.8%. Dai minimi del 7 luglio (da quando cioè il mercato cinese sembra essere ripartito in maniera più consistente) fino a venerdì 28, l’MSCI Emerging Markets (in EUR) registra un +6.1%.
Ma c’è di più. Il quadro di questi mercati è in miglioramento anche sul fronte macroeconomico, della crescita e in particolare del debito. Il rallentamento dell’inflazione apre infatti la strada sia a moderate aspettative in termini di aumento del Gdp sia a ritorni positivi riguardanti il debito denominato in valuta forte ma anche in quella locale. Unica eccezione: la Cina che rimane la principale incognita di quest’anno.
“I mercati emergenti stanno mostrando delle dinamiche di ciclo economico notevolmente diverse rispetto ai mercati sviluppati”, nota Marco D’Orazio, Direttore degli Investimenti di BG Fund Management Luxembourg. Questo deriva principalmente dal fatto che le banche centrali di molti Paesi emergenti hanno intrapreso un ciclo di rialzi dei tassi di interesse in anticipo rispetto sia alla Fed che alla Bce. “La mossa ha contribuito a frenare l'inflazione dopo un primo periodo di persistenza, e sembra probabile che quest’ultima continuerà a raffreddarsi nel prossimo futuro. Con lo spettro dell'inflazione ormai alle spalle, ci si aspetta che molte banche centrali optino per un approccio meno restrittivo e cerchino di rivitalizzare l'economia con politiche più accomodanti”, prosegue D’Orazio. D'altra parte, nelle economie sviluppate, le previsioni di una recessione tanto temuta non si sono materializzate. Allo stesso modo, i mercati emergenti hanno dimostrato una notevole resilienza mantenendo un tasso di crescita positivo.