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Default nell’automotive e banche regionali, il credito Usa è in salute?
24 October 2025#WeeklyWatch

Default nell’automotive e banche regionali, il credito Usa è in salute?

L’insolvenza di due aziende del segmento delle automobili e i warning di due banche di medie dimensioni hanno brevemente riacceso i timori sulla solidità del sistema finanziario Usa. Se da un lato le trimestrali hanno tranquillizzato i mercati, dall’altro sullo sfondo restano alcuni rischi 

Le banche regionali americane e il credito alle società Usa sono tornati a far tremare le Borse. Solo pochi giorni fa, i mercati finanziari negli Stati Uniti sono stati attraversati da una breve ma intensa scarica di avversione al rischio, scatenata da due default societari di imprese attive nel settore automotive (First Brands e Tricolor Holdings) e amplificato dopo che due banche americane di medie dimensioni, Zions Bancorporation e Western Alliance, hanno rivelato la possibilità di perdite legati a frodi su prestiti commerciali e industriali.

Le banche americane di piccole e medie dimensioni sono osservate speciali dai mercati dopo che nella prima metà del 2023 il fallimento in rapida successione di tre istituti (Silicon Valley Bank, Silvergate Bank e Signature Bank) fece temere agli investitori una crisi bancaria di più ampia portata. Ancora più di due anni fa il tumulto sulle Borse sembra essere stato di breve durata, ma è il caso di preoccuparsi per la salute del sistema finanziario Usa e in particolare del credito societario?

Queste circostanze, “insieme ad altri fattori, come lo shutdown del governo federale Usa e le rinnovate tensioni commerciali con la Cina, hanno alimentato un clima di breve ma intensa avversione al rischio sui mercati, dall’azionario all’obbligazionario corporate”, spiega Paolo Baldessari, Responsabile Gestioni Income & Alternative Strategies per l’area Asset Management di Banca Generali.

I default nell’automotive

Tra i due default che hanno dato il via alle preoccupazioni del mercato sull’affidabilità creditizia delle imprese Usa, quello Tricolor Holdings sembra particolarmente legato a fattori specifici legati al segmento automotive. “Si tratta di una società attiva nei prestiti per l’acquisto di auto a clienti di tipo ‘subprime’, cioè con un profilo di affidabilità creditizia molto basso. I finanziamenti erano garantiti dalle stesse auto e questo meccanismo, in un contesto di forte calo del prezzo degli autoveicoli usati, ha reso il business insostenibile”, spiega Baldessari.

Più patologico il caso di First Brands. Anche in questo caso parliamo del settore auto, ma nel segmento della componentistica. Il problema in questo caso è stato l’estrema complessità e opacità della struttura del debito della società e delle sue controllate, in particolare attraverso la pratica del factoring”, la pratica attraverso cui un'azienda vende i propri crediti commerciali a una società specializzata in cambio di liquidità immediata, “deflagrate poi nel default”, spiega il gestore.

Due situazioni classificabili come “al limite”, quindi, e non necessariamente la spia di un problema sistemico.

La giungla del debito di First Brands

Le tensioni sulle banche regionali

A queste notizie si sono aggiunte le comunicazioni da parte di due banche americane, Zions Bancorporation e Western Alliance. “Le preoccupazioni sulla sostenibilità di alcune delle banche americane più piccole non è una novità: negli Stati Uniti il sistema bancario ha qualcosa come 25.000 miliardi di dollari di attivi, estremamente concentrati tra le prime sei banche che ne rappresentano oltre la metà. Al di sotto dei grandissimi player c’è una selva di migliaia di piccole ‘banche regionali’, su cui è in atto un processo di consolidamento e ‘selezione naturale’ che già ha prodotto alcuni fallimenti nel 2023. Da tempo questi istituti sono in ritardo in Borsa, a causa di questi dubbi ormai consolidati”, spiega Baldessari.

I timori delle scorse sedute sembrano però essersi rapidamente riassorbiti, grazie alla forza mostrata dai primi bilanci bancari nella stagione delle trimestrali Usa. Le grandi banche hanno comunicato profitti record e perfino la stessa Zions ha riportato buoni risultati.

In particolare, molti istituti hanno riportato di aver ridotto gli accantonamenti prudenziali sui crediti, un segnale che le banche non vedono timori diffusi di affidabilità creditizia nel sistema. All’interno del sistema finanziario Usa, senza dubbio, ci sono banche di piccole dimensioni che presentano criticità, ma al momento non ha l’apparenza un problema che possa diventare sistemico”, continua Baldessari.

Le banche regionali Usa in "ritardo" a Wall Street sul resto del settore

I rischi per il credito

Il gestore di Banca Generali evidenzia però come alcuni rischi per il mondo creditizio americano siano presenti.

Il più discusso e sotto la lente degli investitori è la possibilità di una recessione economica, che però in base alle ultime stime appare ancora poco probabile, a fronte di una crescita non vivace ma solida. Poi c’è la possibilità che l’impatto dei dazi sull’inflazione sia più importante di quanto attualmente atteso, che spinga la Fed a irrigidire la politica monetaria che porti a tassi di finanziamento più alti e quindi maggiori default”, prosegue l’esperto.

Un terzo rischio meno discusso, aggiunge Baldessari, è che una crescente parte del credito alle imprese Usa non passi più dai mercati obbligazionari pubblici o bancari, ma “è rappresentato dal private credit, che finanzia imprese con un merito creditizio mediamente più basso e sui cui tassi di default c’è meno visibilità. Questo spazio è arrivato a rappresentare un terzo del credito High Yield negli Stati Uniti, quasi 1.500 miliardi di dollari. Questo può avere un impatto anche sul sistema bancario, che da un lato presta sempre meno alle aziende più ‘rischiose’, ma dall’altro finanzia in modo crescente proprio le istituzioni finanziarie non bancarie come, ad esempio, i fondi di private credit”.

Nel complesso, le incertezze sul mondo del credito negli Stati Unitirafforzano la nostra preferenza consolidata per i debito corporate europeo di alta qualità e, soprattutto, rimarcano la necessità di affidarsi a diversificazione e gestione attiva per affrontare le potenziali turbolenze del mercato come quella che abbiamo visto nelle scorse settimane”, conclude il gestore.

Il crescente peso del private credit nel sistema finanziario USA

Paolo Baldessari, Responsabile Gestioni Income & Alternative Strategies per l’area Asset Management di Banca Generali Paolo Baldessari, Responsabile Gestioni Income & Alternative Strategies per l’area Asset Management di Banca Generali
Le preoccupazioni sulla sostenibilità di alcune delle banche americane più piccole non è una novità: negli Stati Uniti il sistema bancario ha qualcosa come 25.000 miliardi di dollari di attivi, estremamente concentrati tra le prime sei banche che ne rappresentano oltre la metà. Al di sotto dei grandissimi player c’è una selva di migliaia di piccole ‘banche regionali’, su cui è in atto un processo di consolidamento e ‘selezione naturale’ che già ha prodotto alcuni fallimenti nel 2023. Da tempo questi istituti sono in ritardo in Borsa, a causa di questi dubbi ormai consolidati

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