In risposta, il governo ha annunciato un pacchetto di aiuti da 900 miliardi di yen (circa 6,3 miliardi di dollari) per sostenere le imprese colpite dai dazi, finanziato attraverso riserve di bilancio.
Ma il sostegno fiscale a sua volta rischia di acuire le preoccupazioni sul debito, con i rendimenti dei titoli di Stato decennali giapponesi che hanno raggiunto l’1,5%, un livello impensabile fino a poco tempo fa, quando i rendimenti erano ancora a zero. “Questo rialzo riflette sia le aspettative di inflazione duratura sia la crescente pressione sul governo per contenere il debito”, sottolinea il gestore di Banca Generali.
Longhi avverte come molti analisti sono preoccupati e hanno messo in guardia dalla possibilità che “se la BoJ dovesse perdere il controllo della curva dei rendimenti, i bond giapponesi potrebbero diventare una fonte di instabilità per i mercati globali, data la loro rilevanza sistemica. In tale scenario, gli investitori potrebbero iniziare a richiedere premi di rischio più elevati, con conseguenze sul costo del debito e sulla sostenibilità fiscale di una delle maggior economie globali”.
In sintesi, “il Giappone si trova a gestire un equilibrio delicato tra inflazione, debito elevato e pressioni esterne. Le scelte politiche dei prossimi mesi saranno decisive per definire la traiettoria economica del Paese. La sfida sarà mantenere la crescita, garantendo al contempo stabilità finanziaria e competitività internazionale”, spiega Longhi.
In questo scenario, conclude il gestore, è come sempre “importante affidarsi alla gestione attiva e professionale, per bilanciare rischi e opportunità di un mercato, quello nipponico, che resta tra i più importanti a livello mondiale”.