Non solo le banche centrali, ma anche il settore delle criptovalute si sta muovendo in questa direzione. Un esempio evidente è Tether, la società dietro lo stablecoin USDT, che ha rafforzato la propria esposizione all’oro sia attraverso l’acquisto diretto di lingotti (le riserve fisiche della stablecoin XAUT ammontano a 7,7 tonnellate d’oro), sia tramite investimenti nel settore minerario. Nel 2025 Tether ha infatti incrementato la sua partecipazione nella canadese Elemental Altus e ha avviato colloqui con operatori minerari e società di raffinazione per espandersi lungo tutta la filiera aurifera.
“Questi movimenti confermano come l’oro, da sempre considerato il bene rifugio per eccellenza, stia diventando un pilastro strategico non solo per le banche centrali, ma anche per i grandi player del mondo cripto, rafforzando ulteriormente la sua centralità nello scenario finanziario globale”, sottolinea Longhi.
Il rally dell’oro del 2025, se ne prendono in esame tutti i fattori chiave, “non è soltanto il riflesso di un contesto economico e politico complesso, ma rappresenta un cambio strutturale negli equilibri finanziari globali”, rimarca il gestore di Banca Generali.
“Guardando avanti, resta da capire se i prezzi attuali siano il preludio di un nuovo equilibrio stabile oppure soltanto una tappa intermedia verso ulteriori massimi. Per gli investitori, questo scenario evidenzia l’importanza di considerare l’oro e, più in generale, le materie prime come strumento di diversificazione all’interno di portafogli ben bilanciati attraverso l’uso di una gestione attiva e professionale”, conclude Longhi.